Viva il figlio di Amadeus
Ciao *|MERGE1|*,
benvenut* in Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
É un posto molto bello quello dal quale ti scrivo oggi.
Sono a Madeira, un'isola in mezzo all'Atlantico, tra Azzorre e Canarie. Nello specifico mi trovo a Ponta do sol, un minuscolo paesino che si affaccia sull'oceano e che ha l'ambizione di diventare il primo villaggio ufficiale dedicato ai nomadi digitali. Spoiler: ci sta riuscendo.
[Su Instagram sto raccontando giorno per giorno la mia esperienza presso il co-living Outsite. Su TikTok trovi invece un po’ di vlog. In realtà per ora ne trovi uno, a breve ne arrivano altri.]
Ammetto di aver sempre guardato con un po' di sospetto questo termine, “digital nomad”, a causa dell'immaginario troppo patinato che incontriamo spesso online.
Eppure è proprio l'esperienza che sto vivendo ora.
Avevo bisogno di staccare e fare un viaggio, ma dall'altra parte non potevo staccare dai progetti che stavo seguendo.
Curiosando online ho scoperto i cosiddetti co-living, case e/o strutture dedicate a chi lavora da remoto (si condividono cucina, coworking e alcune aree in comune ma ognuno ha la propria stanza e il proprio bagno). Nel frattempo mi sono fissata con il Portogallo e Madeira ed eccomi qui a vivere in un co-living a Ponta do Sol 🏝
Al di là dei pro e contro di questa esperienza e più in generale della vita da nomade digitale, di cui magari parlerò una volta rientrata, oggi non volevo scrivere una newsletter divulgativa ma condividere con te una riflessione relativa alla percezione del nostro lavoro sui social.
In una settimana qui ho avuto modo di confrontarmi con tante persone provenienti da tutto il mondo, sia freelance che remote workers. Tutte persone in qualche modo legate al mondo digitale, della comunicazione o dell'imprenditoria.
Tirando le somme penso che non ci sia stata neanche una persona che non mi abbia chiesto cosa significhi fare il social media manager/strategist nel dettaglio.
Dall'altra parte io stessa non ho idea di molti dei mestieri che mi hanno citato altri digital nomads.
Dall'Italia ci sembra sempre di essere indietro per quanto riguarda la digitalizzazione o il metodo di lavoro, ma la verità è che siamo tutti sulla stessa barca. E va bene così.
Se mi leggi da un po’ sai quanto ci tengo alla diffusione della consapevolezza relativa a questo mestiere, ma il dato di fatto è che in tutto il mondo siamo ancora lontani da una consapevolezza completa (siamo sulla buona strada, almeno).
La scorsa settimana la newsletter è saltata per via del viaggio, ma vorrei riprendere le fila della questione che ha scaldato, per quanto ci riguarda, il palco dell’Ariston.
La polemica sul figlio di Amadeus che fa il suo SMM, su Amadeus e Morandi che non pronunciano bene "social media manager", non l'ho proprio capita.
È ok se Gianni Morandi e Amadeus non pronunciano nel modo giusto "social media manager".
È ok se Amadeus dice che suo figlio è il suo social media manager.
Davvero ci aspettiamo che sia Sanremo il palco dove legittimare e/o approfondire questa professione?
Sanremo non è solo musica, lo so, ma non mi interessa affidare a Gianni Morandi e Amadeus questo compito, ecco.
Forse l’importante è che comunque se ne sia parlato, che qualche persona in più rispetto al giorno prima abbia capito che questa professione esiste.
Nella sua newsletter dedicata ai femminismi (Le ragazze stanno bene) la mia amica Nicoletta Labarile, appena rientrata da Sanremo, oggi ha scritto:
«Il monologo di Chiara Ferragni è ovviamente retorico, banale e mancante (non parla di privilegio, ignora le basi di tutto quello che definisce il femminismo intersezionale) e averlo ascoltato me lo ha fatto subito pensare. Mi sono stranita? Tantissimo. L’ho trovato riduttivo? Certo. L’ho trovato utile? Moltissimo. E adesso quello di cui abbiamo più bisogno è l’efficacia.»
Qui il tema legato a Ferragni è un altro, ma il parallelismo per me regge.
Bene che si sia parlato del ruolo del social media manager, bene che Amadeus abbia aperto il suo canale Instagram (che i profili di coppia non si possono vedere), ma sta a noi, ogni giorno, far sì che la consapevolezza cresca nel modo giusto.
Questo può succedere solo se lavoriamo al meglio, ci confrontiamo e spieghiamo nei dettagli e con convinzione quello che facciamo.
Tutto il resto può anche prenderselo Amadeus. Va bene lo stesso, andiamo oltre.
Tu cosa ne pensi? Ti sei sentit* offes* in qualche modo? Chiedo senza polemica, sono curiosa.
Ci risentiamo la prossima settimana, buon weekend di post programmati!
V. 🇵🇹
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