Che fine ha fatto il metaverso?
Ciao *|MERGE1|*,
benvenut* in Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
Come va, come stai?
Ultimamente qui sopra stiamo parlando molto di TikTok a causa del mio ancora acceso entusiasmo nei confronti di questa piattaforma.
Oggi però torniamo su un nostro vecchio e sempre caro amico, Instagram.
Instagram è ancora in quella fase in cui dopo anni di grande successo cerca di mantenerlo vivo proponendo continuamente novità, ricchi premi e cotillon. Ci sta, visto che il panorama delle piattaforme social aumenta di giorno in giorno.
Da sempre l'app di Meta lavora anche per essere il più trasparente possibile, attraverso i noti video del suo Head of, Adam Mosseri, e dettagliati articoli del blog dedicati al funzionamento della piattaforma.
Mercoledì scorso è stato pubblicato l'aggiornamento di un articolo dedicato all'algoritmo e mi ha particolarmente colpita l'accento posto sulle parole algoritmo e shadowban. Ti racconto tutto di seguito.
Nel frattempo, buon weekend di post programmati e alla prossima!
V.
Come funzionano gli algoritmi di Instagram nel 2023
Ogni mattina un Adam Mosseri si sveglia e decide cosa spiegarci della sua piattaforma.
Comportamento encomiabile, nulla da dire. Mosseri si è sempre impegnato molto a raccontarci i dettagli del funzionamento di Instagram tramite video sul suo profilo e articoli sul blog ufficiale di IG.
Mercoledì scorso una nuova apparizione dedicata all'argomento degli argomenti: come Instagram organizza i nostri contenuti. Tutto viene descritto bene all'interno di questo articolo.
Se negli anni hai seguito le comunicazioni di Instagram, leggendo il blog post non credo troverai niente di particolarmente nuovo a livello di nozioni, ma rimane un documento utile perché strutturato a seconda del formato (Stories, Reels, Feed, ecc).
La cosa più interessante però è un'altra. Ed è una dichiarazione contenuta nell'introduzione.
«Instagram doesn’t have a singular algorithm that oversees what people do and don’t see on the app. We use a variety of algorithms, classifiers, and processes, each with its own purpose. We want to make the most of people’s time, and we believe that using technology to personalize everyone’s experience is the best way to do that.»
La demonizzazione (o divinizzazione) dell'algoritmo è stata protagonista degli anni d'oro di Instagram che possiamo individuare tra il 2019 e il 2022 (queste date sono una mia interpretazione).
Tutte le polemiche e le "battaglie" (ricordi Make Instagram great again?) hanno alimentato nell'immaginario di molti una definizione distorta del termine algoritmo legato in particolare a Instagram, come se fosse un mostro a tre teste che si prende gioco dei nostri contenuti in modo oscuro.
La realtà invece, e Mosseri ce lo vuole gridare ancora una volta a gran voce, è diversa: non esiste un solo algoritmo, esistono più algoritmi, più processi, più funzionamenti diversi del social a seconda del formato.
Consumiamo ogni formato in un momento e in un modo diverso, pertanto i contenuti devono adattarsi ai nostri comportamenti se vogliamo che abbiamo più copertura possibile.
Se poi andiamo a guardare nel dettaglio il diverso funzionamento di questi algoritmi vediamo che alla fine della fiera i principi fondamentali su cui si basa la gerarchia dei contenuti su Instagram sono sempre gli stessi:
i nostri contenuti vengono mostrati in base alla relazione che abbiamo con gli altri utenti, i contenuti che pubblichiamo, lo storico della nostra attività sulla piattaforma.
L'importanza del lessico torna anche su un altro tema protagonista di questo approfondimento: lo shadowban.
«We’ve had a lot of direct conversations with our community to better understand what people mean by the term “shadowbanning.” Though there isn’t one shared definition, we know some people use the term to imply that a user’s account or content is limited or hidden without a clear explanation or justification. When we rank content across Instagram, that’s not our intention.»
A Instagram non hanno idea di cosa significhi "shadowbanning".
Non è un termine ufficiale, non l'hanno inventato loro. "Shadowban" è una parola che abbiamo inventato noi e interiorizzato per senso comune. Sia utenti che addetti ai lavori.
«Contrary to what you might have heard, it’s in our interest as a business to ensure that creators are able to reach their audiences and get discovered so they can continue to grow and thrive on Instagram.»
Lo shadowban è un altro termine che, come per la demonizzazione dell'algoritmo, mi ha sempre puzzato un po' di complottismo.
Per come la vedo io pensare che esista una grande e potente mano di Instagram che non vede l'ora di sabotare la nostra attività sulla piattaforma non solo non ha senso, ma equivale a credere alle scie chimiche e Soros padrone del mondo. Sorry not sorry, ma è troppo facile dire "sono in shadowban" (se un account ha problemi gravi bisogna controllare l'Account Status. Se questa pagina non contiene segnalazioni, il profilo è vivo e vegeto)
Detto ciò, è chiaro che esistano delle linee guida e delle regole da seguire per non vedere i propri contenuti penalizzati.
Ma allora è su queste singole regole, o su altre attività come le politiche della piattaforma utili a preservare gli utenti più giovani, che dobbiamo concentrare le nostre critiche.
In definitiva per una volta mi sento di spendere delle buone parole per questo social che ultimamente non sto apprezzando molto ma che mi rendo conto essere ancora prezioso: ci sono arrivati un po' in ritardo ma hanno fatto bene a mettere nero su bianco queste indicazioni e speriamo che siano utili a far passare una definizione più limpida di algoritmi di Instagram.
E quando qualcuno vi dice "ha stato l'algoritmo!!1!", stampate questo articolo e portatelo sul tavolo.
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