🌎 Di Facebook, crisi climatica e cerotti
Ciao *|MERGE1|*,
mi auguro che passerai un weekend migliore di quello di Mark Zuckerberg, che dovrà capire come gestire la crisi reputazionale che sta coinvolgendo, non certo per la prima volta, la sua azienda.
Tra le varie informazioni venute a galla dall'inchiesta del Wall Street Journal, The Facebook files, emerge che a Facebook siano sempre stati a conoscenza del fatto che Instagram fosse uno strumento oggettivamente tossico per le ragazze adolescenti, che a lungo termine avrebbe messo a repentaglio la loro salute mentale e che creasse problemi ad una ragazza su tre.
Questi dati, dice il WSJ, sono stati al centro di riunioni, disposti su slides, eppure non sono stati mai utilizzati per arginare il problema. Anzi, pare siano entrati da un'orecchio e usciti dall'altro, visto che Facebook sta lavorando ad una versione di Instagram per bambini 👀
Apro una parentesi perchè ho finito di leggere No filter, il libro sulla storia di Instagram: dai fatti riportati dall'autrice si evince chiaramente come le problematiche relative ala pressione sociale che purtroppo affligge Instagram fossero molto chiare già agli albori della piattaforma (lanciata quasi 11 anni fa!). Una questione che i co-founder del social, da ciò che sappiamo, hanno sempre tentato di affrontare al massimo delle loro possibilità, ma che in seguito all'acquisizione da parte di Facebook è passata nelle mani più spregiudicate di Mark Zuckerberg.
Ti racconto tutto questo perchè quando si parla di temi sensibili per la collettività, Facebook sembra sempre creare la ferita e poi metterci il cerotto. Un altro caso eclatante delle ultime settimane riguarda l'ambiente e la crisi climatica.
Facebook ha annunciato alcune iniziative volte a sensibilizzare gli utenti sull'impatto del cambiamento climatico e a disincentivare la diffusione della disinformazione sulla piattaforma, come:
Ampliare il Centro informazioni per le scienze climatiche: un hub interno a Facebook che raccoglie notizie e fonti attendibili a tema ambiente, insieme a quiz e video.
Rilanciare una serie di contenuti dei creators e attivisti che parlano di cambiamento climatico.
Investire 1 milione di dollari su programma, in collaborazione con l'International Fact Checking Network, volto a supportare le organizzazioni che lavorano per combattere la disinformazione sul clima.
L'ultimo punto è probabilmente quello più contestato. In un recente report, Friends of the Heart ha analizzato le conversazioni occorse sui social network in seguito ai blackout avvenuti in Texas nel febbraio di quest'anno. Il risultato denuncia la scarsa efficacia delle attività di moderazione dei contenuti relativi alla disinformazione in materia di cambiamento climatico.
Secondo i dati, solo lo 0.9% delle interazioni sui post analizzati è stato etichettato rispettando la procedura di fact-checking promessa da Facebook, lasciando così passare inosservati i contenuti dell'estrema destra Usa o della lobby dell'industria petrolifera.
Senza contare che 1) per un'azienda che fattura 85 miliardi di dollari all'anno, 1 milione di dollari possiamo benissimo definirlo una briciola e 2) che nel 2020 25 aziende del settore petrolifero hanno investito € 8 milioni in advertising (fonte: InfluenceMap).
Caro Zuckerberg, forse è un po' troppo poco rispetto a quello che ci aspettiamo da te.
Sappi però che dall'altra parte della barricata c'è chi si impegna ogni giorno per sfruttare al meglio le tue piattaforme, stimolando il pensiero critico.
Ne ho parlato con Nicolas Lozito, giornalista de Il Messaggero, autore della newsletter sull'emergenza climatica "Il Colore Verde" e content creator sul suo profilo Instagram.
Credo possa essere utile a chiunque voglia creare contenuti sfruttando in parallelo due piattaforme. Facendole convivere, costruendo "contenitori" diversi e allo stesso tempo facendoli alimentare l'uno con l'altro.
Buona lettura!
Quando e perché hai deciso di racontare la crisi climatica su Instagram?
Il mio progetto nasce in primis con una newsletter, Il colore verde. Ho però sempre pensato che oggi per comunicare sia necessario essere multidisciplinare e abbracciare più piattaforme. Tra tutti i social disponibili per condividere contenuti ho scelto Instagram perché ormai su questo social l’informazione scorre velocissima tra video, caroselli, quiz e non solo. Intrattengo molte conversazioni interessanti anche via messaggio.
Inizialmente volevo che il mio profilo Instagram fosse uno strumento complementare alla newsletter. Ora ho capito che si tratta di due strumenti separati che si compensano.
Come riesci a far convivere i due strumenti? Si alimentano l’uno con l’altro?
Nel corso di tutta la settimana penso a cosa scrivere nella newsletter, in seguito penso alla forma dei contenuti per Instagram, che non per forza riguardano i temi della newsletter. Prima ragionavo in termini di contenuti, e questo mi portava a seguire un ordine preciso delle pubblicazioni. Oggi prima di pubblicare su Instagram ragiono in termini di forma: come posso tradurre un dato o una riflessione in modo che sia appetibile per questo tipo di piattaforma?
Venendo dai media tradizionali sono abituato alle rubriche, gli inserti tematici, le categorie di un giornale. Questo non esiste sul feed di Instagram, e mi ci è voluto molto tempo per abbandonare la periodicità e il rito. Una volta pensavo da giornalista, ora ragiono da creatore di contenuti digitali, cercando di offrire uno spunto utile a generare un dibattito.
Come sta andando su Instagram?
Su Instagram mi dispiace non essere costante come vorrei, sia per una questione di tempo necessario per creare un contenuto valido, sia per l’aspetto performativo di Instagram. Un aspetto che può regalare gioie inaspettate, ma che può comportare anche un senso di affaticamento.
Come è composto il pubblico di un giornalista/creator che approfondisce la crisi climatica? Hai conquistato la Generazione Z?
Su Instagram mi seguono prevalentemente Millennial, insieme ad un blocco di Generazione Z (19-20 anni). A volte nuove persone approdano sul profilo perché un gruppo (come ad esempio Fridays for future Italia) condivide un mio post nelle Stories.
La creazione di contenuti su Instagram ti aiuta a trovare nuovi iscritti alla newsletter?
Il mio pubblico su Instagram è in generale più ampio. Guardando i dati della newsletter molti iscritti arrivano da lì. Un'altra buona parte di iscritti arriva anche dalle condivisioni su Facebook, un social che uso raramente! Su Facebook ci sono i fine Millennial e i più adulti che condividono ogni settimana la puntata. Molti di loro sono insegnanti perchè in coda alla newsletter aggiungo spesso link e attività utili per gli studenti.
Su Instagram ci sono numerosi profili, anche italiani, che danno consigli su come ridurre con piccoli gesti il proprio impatto ambientale. Allo stesso tempo, molte aziende cavalcano questo interesse sconfinando nel greenwashing o abusando del termine "sostenibilità". Come riconoscere chi ne approfitta?
Politici, persone, aziende fanno greenwashing. Il trucco per capire la sincerità è fare due domande: in che senso “sostenibilità”? Chi ci perde e chi ci guadagna? Se vince davvero l’ambiente e non l'azienda, le intenzioni sono buone. Bisogna essere attenti, non solo in quanto consumatori, ma anche in quanto cittadini del mondo reale e digitale.
Diversi tuoi post in formato carosello sono andati “virali”. Cosa riguardavano e perché, secondo te sono stati così tanto condivisi?
Il post che ho pubblicato in occasione del Black Friday è stato il contenuto più condiviso di sempre (ndr. quasi 7K like e infinite condivisioni nelle Stories). Era un post “molto Instagram”, è stato condiviso tanto nelle Stories, ripubblicato su altri account, salvato. Mi ha portato 1.000 follower in un giorno, e mi ha fatto rendere conto di quanto possa attrarre una posizione "forte". Io non cerco il conflitto, voglio fare un giornalismo per cui la gente possa fidarsi di me, prometto accuratezza, solidità e tendo a confutarmi di continuo.
Chiudo il cerchio tornando a quello che raccontavo all'inizio di questa newsletter. Secondo te un progetto come Il Centro informazioni sulle scienze climatiche, un hub interno a Facebook dove possiamo trovare fonti e notizie verificate, può servire a qualcosa contro la disinformazione su questi temi?
Non sono sicuro che il focus principale debba essere "combattere la disinformazione climatica". L'hanno fatto per trent'anni, lo abbiamo fatto tutti. Ora, in questo campo, bisogna creare un meccanismo che trasformi l'informazione (notizie, dati, basi scientifiche) in consapevolezza (cultura, dibattito, conoscenza). E dopo questo step ce ne vuole un altro: l'azione, ovvero prendersi cura dell'ambiente, fare scelte nuove e migliori, essere attivi nel cambiamento.
🔥 Novità e notizie social – Settembre
Le nostre Stories saranno tutte uno sticker: Instagram testa lo sticker per la ricondivisione dei post nelle Stories. Qui un'anteprima.
Clubhouse ci riprova: Wave è la nuova funzione che permette di creare stanze privati con gli amici più facilmente e "al volo".
Più mappe su Instagram: dagli hashtag o da Esplora possiamo scoprire attrazioni turistiche, negozi, musei, ecc nelle vicinanze . Utile specialmente per artigiani, piccoli imprenditori, negozi.
Habemus smart glasses di Facebook: i RayBan Stories sono una rivoluzione? non proprio, ma un passo in avanti verso il metaverso. Ne parlo su Fortune Italia.
Adam Mosseri ha fatto una figuraccia perchè ha paragonato l'impatto dei social media sulla società a quello delle auto ¯\_(ツ)_/¯
Instagram vuole colpire i talebani ma censura i reporter sul campo (via L'Espresso)
🛠️ Strumenti utili
Un report sulle strategie di digital advertising del settore petrolifero (via InfluenceMap)
I segreti di Zach King, il creator illusionista che incanta tutti su TikTok e Instagram (come si fa a non amarlo?)
24 strumenti per creare infografiche
📖 Libri
✓ No filter, di Sarah Frier: ha rispettato le aspettative. Utilissimo per capire la storia di Instagram come società ma anche come e perchè man contenuto può funzionare sulla piattaforma. I principi di base da 11 anni a oggi non cambiate poi così tanto.
In lettura: perfetto per continuare a studiare il mondo pop è Creare successi - La scienza della popolarità nell'era delle distrazioni, di Derek Thompson. Una riflessione non banale sul perchè ci piace qualcosa o meno, attraverso l'analisi di vari settori, dalla musica, alla moda, all'architettura all'arte.
Mi chiamo Valentina, mi occupo di social media e questa è la mia newsletter. Si chiama Fuori dal PED, *|MERGE1|*, perchè il piano editoriale (per gli amici PED), utile a definire i contenuti da pubblicare sui diversi canali, è il salvavita di ogni social media manager.
Oltre al PED, però, c'è di più. E voglio parlarne intervistando i progetti social che reputo interessanti, consigliandoti report, letture e visioni utili a capire questo pazzo mondo in quotidiana evoluzione.
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