Questi influencer sono veri ma non esistono
Ciao *|MERGE1|*,
buon sabato e benvenuto/a in Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
Se lavori con i social almeno una volta hai avuto a che fare con un influencer. Ma se ti dicessi che presto potresti avere a che fare con un influencer che non esiste in real life?
Oggi parliamo di influencer - virtuali e non - con qualche esempio e i preziosi consigli di Leonardo Romanello, founder e CTO di Promoty, piattaforma che aiuta brand e agenzie nella gestione degli influencer.
Buona lettura e buon fine settimana!
Valentina
Nel caso in cui non la conoscessi, ti presento Lil Miquela: influencer virtuale creata nel 2016 e con 3 milioni di follower su Instagram e altrettanti milioni di follower su altre piattaforme.
Sui suoi social pubblica video, foto, stories in cui mostra gli outfit, promuove brand - da Prada a Calvin Klein - e parla con la community, come qualsiasi altra influencer di lifestyle. Espressioni del viso, copy e location sembrano perfettamente in linea con il resto dei contenuti dei nostri feed, eppure sono frutto di una combinazione di immagini generate dal computer e fotografie.
Lil Miquela non è sola: il panorama di influencer virtuali in cui possiamo imbatterci è sempre più ampio e variegato perchè sono realmente in grado di portare risultati. Come spiega Gianluca Perelli, CEO dell'italiana Buzzoole, «i virtual influencer hanno un tasso di engagement tre volte superiore rispetto agli influencer reali».
La stessa Buzzoole ha lanciato una virtual influencer per avvicinare i giovani ai brand nel metaverso e durante la pandemia addirittura l'Organizzazione mondiale della sanità ha utilizzato un influencer virtuale per combattere la diffusione del Covid-19.
Non di sola moda infatti parlano gli influencer virtuali, ma anche di ambientalismo, cambiamento climatico e diritti civili, come fa @imma.gram, influencer virtuale di Tokyo che parla di moda, arte, film ma si impegna anche nella sensibilizzazione del proprio pubblico sulle tematiche lgbtq+.
Gli influencer virtuali devono farci strabuzzare gli occhi? no, in realtà sono sempre esistiti, come mi ha raccontato Leonardo Romanello, CTO della startup di influencer marketing Promoty.
Il futuro dell'influencer marketing
con Leonardo Romanello, CTO di Promoty
Ciao Leonardo! Raccontaci di Promoty. Come nasce una startup di influencer marketing?
Friulano come te, mi sono trasferito a Tallinn, Estonia, nel 2015 per continuare i miei studi che sono stati interrotti dalla mia curiosità verso le startup e la mia impazienza di buttarmi nell’ecosistema imprenditoriale estone. Nel 2017 ho fondato Promoty insieme ad un mio collega di università senza avere alcuna conoscenza né di marketing, né tantomeno di influencer (all'università mi stavo specializzando in sicurezza informatica). Fast forward 5 anni e migliaia di campagne e collaborazioni, mi ritrovo al volante di un brand particolarmente conosciuto in nord europa, che essenzialmente rappresenta una piattaforma che aiuta brand e influencer a scoprirsi a vicenda e organizzare collaborazioni. Con Promoty i brand possono organizzare i propri influencer e trovarne di nuovi, lanciare campagne, ottenere analytics avanzate e gestire i pagamenti, mentre gli influencer possono trovare brand a loro compatibili e partecipare alle collaborazioni.
Credi che i virtual influencer siano un fuoco di paglia, oppure davvero rappresentino il futuro?
Gli influencer sono sempre esistiti, e quelli virtuali pure :) Sin dall’antichità, l’uomo ha dimostrato di essere molto propenso a seguire spiriti ed entità religiose senza necessità di alcun “se non vedo non credo”. Allo stesso modo, nei tempi moderni, attribuiamo valore alle narrative di eroi come Robin Hood o Batman, mentre ammiriamo gli stili di vita di James Bond o Barbie e Ken. Questi sono sia personaggi virtuali che influencer, dato che hanno ispirato ed ispirano ideologie e stili di vita che altrimenti probabilmente non conosceremmo.
Il motivo per cui i virtual influencer sono oggi così popolari è da attribuire allo tecnologia che ha raggiunto un livello tale da permettere ai loro creatori di ottenere risultati fotorealistici che tendono ad ingannare l’occhio umano e si prestano benissimo all’essere inseriti all’interno dei più disparati contesti. Vuoi una foto di Lil Miquela su Marte con un profumo Chanel? Dammi un’ora. Vuoi una foto di Fedez con una Coca Cola, sempre nello spazio? Abbastanza complicato.
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire da dove nasce questo fenomeno.
L’influencer virtuale non è altro che un personaggio di fantasia che promuove certe narrative e mostra certi prodotti. Il fatto di essere virtuale non toglie né aggiunge nulla alla figura dell'influencer, che può esprimere i propri gusti e opinioni anche senza un’identità visiva chiara e reale. Con l’avanzare della tecnologia avremo influencer sempre più coinvolgenti poichè sapranno ottimizzare le piattaforme del futuro (vedi i metaversi per esempio). Allo stesso modo, un’influencer virtuale potrebbe diventare poco credibile mentre affronta tematiche più complicate che necessitano di un tocco più umano. Di sicuro nei prossimi anni vedremo sia dei capolavori del marketing che dei flop incredibili. Restiamo connessi e vediamo che succede, ma se dovessi scommettere punterei sugli influencer virtuali e sulla loro crescente rilevanza :)
Ti faccio una domanda che mi attanaglia sempre. Il confine tra influencer e content creator secondo me è ormai sottilissimo. Secondo te ci sono delle differenze tra queste due figure? Oppure, ha ancora senso cercare delle differenze?
Sono d’accordo con te. I termini sono ormai interscambiabili, ma se vogliamo soffermarci sui dettagli possiamo vedere una differenza fondamentale tra le due figure: dove un influencer usa se stesso per sviluppare il proprio brand, il content creator può invece utilizzare altri soggetti o oggetti. In poche parole, un influencer è anche un content creator, mentre un content creator può non essere un influencer.
Se dovessi dare un consiglio, oggi, a un’azienda che non ha ancora avviato una campagna di influencer marketing, quale sarebbe? (a parte collaborare con Promoty :D)
Dimenticatevi dei milioni di followers, dimenticatevi delle migliaia di euro da sborsare per avere una mention da un personaggio famoso. La vera forza dell’influencer marketing sta nella predisposizione delle persone a seguire i consigli di coloro di cui si fidano e seguono sui social (o a scuola o in ufficio) per motivi più profondi del semplice essere famoso. I vostri candidati influencer sono più vicini di quanto crediate: guardate chi sono i vostri follower, chi commenta le vostre foto e chi in generale consuma i vostri contenuti più assiduamente. Speditegli un prodotto, comunicate con loro su canali pubblici (non solo nei DM), prendetevi cura di queste relazioni a lungo termine. Può darsi che il vostro ambassador perfetto sia proprio sotto al vostro naso.
Nel 2022 qual è la metrica più importante da considerare quando si cerca un influencer?
Domanda complessa, a cui mi tocca dare una risposta complessa :) Come regola generale, se vogliamo parlare di metriche misurabili, vedo molti brand prestare massima attenzione al real engagement, ovvero l’engagement moltiplicato per la percentuale di non-fake followers.
Per quanto riguarda metriche non misurabili invece, secondo me la capacità di creare contenuti originali che attirano e mantengono l’attenzione è fondamentale. Pensa a quando guardi le storie su Instagram: le lasci scorrere fino alla fine per guardare i contenuti per intero o premi continuamente la parte destra dello schermo per vedere la prossima? Gli utenti impiegano più o meno 1 secondo per decidere se prestare attenzione al tuo contenuto, e se vuoi distinguerti dalla massa devi sapere come sfruttare al meglio il poco tempo che gli utenti ti concedono.
Grazie per lo spazio che mi hai concesso, un saluto a Pablo 🐕 e ai lettori di Fuori dal PED, se volete passare a salutarmi mi trovate su instagram @leosharkpark. Ciao!
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Ogni mese ti consiglio una lettura che può essere utile a noi che ci occupiamo di social media. Saggi e romanzi che ci fanno riflettere su questo pazzo e in continuo movimento mondo.
La protagonista di Nessuno ne parla è una donna famosa su internet completamente fagocitata dalla vita online. Le pagine scorrono tra pensieri sconnessi riversati sui social e un mondo alla deriva per problemi che ben conosciamo (dittatori, cambiamento climatico, ecc). Una notizia drammatica la fa tornare alla realtà.
Online si può raccontare tutto? Qual è il limite? No spoiler ma la prima parte del romanzo mi ha stranito molto. Procedendo mi fatto ridere e strabuzzare gli occhi. Una scrittura non semplicissima ma a suo modo travolgente.
😆 LOL
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media strategist, in particolare per editoria, media e politica. Ho l'accento friulano e un cane che entra spesso nelle call.
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L'immagine di copertina è stata realizzata da Giorgia Petracci.