Se Instagram muore dipende da noi
Ciao *|MERGE1|*,
benvenuto/a in Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
Oggi arrivo con un po' di ritardo perchè venerdì ero a Venezia e questo inconveniente, fortunatamente innocuo, mi ha scombussolato il venerdì lavorativo, giornata in cui tra le varie solitamente scrivo la NL.
Non tutti i mali vengono per nuocere e sopra i circa 5 treni che tra un disagio e l'altro ho dovuto prendere per tornare a Roma ho riflettuto sull'annosa questione che riguarda Instagram.
Instagram è morto?
No, Instagram non è morto ma non sta benissimo da tempo ormai.
Todo cambia, come canta Mercedes Sosa, social compresi.
Oggi parliamo di cosa sta diventando Instagram e di come potranno essere i social del futuro.
Ancora una volta e soprattutto oggi: un abbraccio cari amici SMM, prima o poi ne verremo fuori anche da questa!
Valentina
Che settimanella!
Dalla petizione online alle proteste davanti alla sede di Meta, dagli aggiornamenti di Adam Mosseri, CEO di Instagram, ai suoi passi indietro: in pochi giorni è successo di tutto e oggi non vorrei vestire i panni degli ingegneri di Instagram.
Il malcontento generale nei confronti degli ultimi aggiornamenti di Instagram cova da almeno un anno ed è sfociato nel post virale qui sopra e in una petizione che finora è stata firmata da 195 mila persone (195 mila. Tantissime).
Make Instagram Instagram again. Basta imitare TikTok, vogliamo solo vedere i contenuti dei nostri amici.
Il fulcro della polemica si muove su 4 criticità che sta vivendo l'Instagram di oggi e che hanno costretto Adam Mosseri a rispondere:
1. La rivalità con TikTok
Instagram continua a provare a rivaleggiare con TikTok (ne avevo scritto in questa puntata) spingendo i Reel e rendendo tutti i video dei Reel, mostrando più contenuti suggeriti e testando un feed a tutto schermo.
2. I Reel non sono pop
I Reel non sono mai diventati veramente popolari perchè non sono semplici da produrre. Anche per seguire i trend è necessario smanettare ed essere predisposti almeno un minimo all'editing video. Competenze non alla portata di tutti, per non parlare del tempo richiesto dal montaggio.
3. Il tradimento delle foto
Contenuti consigliati, feed full screen e Reel sono distanti dall'obiettivo per il quale Instagram è stato fondato: permettere a tutti di pubblicare facilmente uno scatto dalla propria vita (il libro No filter racconta tutto benissimo).
4. Meno community, più performance
Per loro natura, visto che è copiata da TikTok, i Reel sono indirizzati a utenti che non ci conoscono mai ai quali potrebbero piacere. Da una parte sono utili per aumentare l'audience, dall'altra saltano il dialogo con i follower
E qui avviene patatrac.
Se il formato a cui viene data priorità è un formato che si rivolge a un pubblico di sconosciuti, il pubblico di conosciuti perde, almeno un po', di valore.
Questo non piace a chi ha impiegato anni a costruire una community inerente al proprio settore di riferimento o semplicemente a chi piace usare Instagram per condividere momenti di vita e vedere quelli degli amici.
Ti dico la verità, sono sempre in allerta quando vedo avanzare queste grida di dolore nei confronti della piattaforma e dell'algoritmo perchè mi sembra che nel marasma si perda il senso critico.
Giusto sì esprimere la propria opinione. Alla fine si parla di una piattaforma ormai parte integrante delle nostre vite, che ci si lavori sopra come noi o che si tratta di "utenti semplici".
Dall'altra parte sono abbastanza convinta che gli algoritmi ci conoscano meglio di quello che pensiamo e che è dalla notte dei tempi dei social che le piattaforme cambiano, noi ci adattiamo e viceversa.
Mi sembra anche che la polemica derivi dalla paura di una generazione, la mia:
Noi millennial abbiamo già una vita complicata, non toglieteci anche la certezza di Instagram, che per noi è un biglietto da visita, uno strumento per conoscere nuove persone, un luogo per simulare la vita perfetta.
Forse perchè Instagram è l'unica piattaforma che conosciamo davvero bene e che non ci fa sentire inferiori rispetto alla Generazione Z, più digitale, più attivista, più verde, più coraggiosa, ma anche più sincera nei contenuti online (qui il Ted Talk della mia amica Tanja Lanza, professoressa di eMarketing all'Università americana di Roma, che racconta bene i diversi approcci ai social delle due generazioni).
Ho dati alla mano per dire ciò? Purtroppo no, però mi piacerebbe tanto avere insights relativi alle condivisioni del famoso post di cui sopra.
Instagram era una macchina perfetta, ma al suo apice è stata spintonata da TikTok.
Il problema qui è che l'algoritmo di Instagram non è assolutamente al passo con quello di TikTok: i post consigliati che compaiono sul feed molto spesso sono molto generici, niente a che vedere con l'occhio preciso della piattaforma cinese.
Arriviamo all'annosa questione degli amici.
Ti faccio una domanda: quand'è l'ultima volta che hai commentato un post di un amico su Instagram?
Parlo di amici veri, con cui non hai rapporti di lavoro, ecc.
Adam Mosseri nel suo primo video in risposta alle proteste ci dice che raramente interagiamo con i contenuti degli amici e che per questo ci vengono mostrati anche post di sconosciuti:
«Sappiamo che molti preferirebbero vedere i post degli amici, ma i nostri dati dicono il contrario: preferiti sentirli nei messaggi privati. per questo motivo sul feed mostreremo contenuti che potrebbero piacervi.»
Adesso, bisogna sempre mettere in dubbio tutto, però se c'è qualcuno che ha dati completi sul nostro utilizzo dell'app è proprio la piattaforma. Non vedo perchè dovrebbero prendere una strada contraria ai loro interessi che, ricordiamolo, sono economici. Sempre.
Cosa rimane, di Instagram e dei social media
Giovedì Adam Mosseri ha annunciato dei ripensamenti e rilasciato un'intervista al maestro del giornalismo tech Casey Newton.
Ne sono derivati due passi indietro e una certezza:
Il test sulla home a tutto schermo si ferma
I contenuti suggeriti saranno meno invadenti
I video (quindi i Reels) continueranno, sempre di più, ad essere predominanti sugli altri formati
Un colpo al cerchio e uno alla botte.
Difficile dire quanto questo fragile equilibrio tra necessità di business e nostalgia per le foto possa durare.
Certo è che i social stiano vivendo una rottura rispetto al passato.
TikTok rigetta sempre la definizione "social network", preferendo "entertainment platform" e d'altronde sono anche più di 10 che usiamo i principali social (FB, IG, YouTube, Twitter).
L'ecosistema digitale è sempre più ampio: crescono i podcast, crescono le newsletter, cresce Twitch, cresce Discord.
Tutte piattaforme in cui sta diventando molto più naturale costruire una community e approfondire i temi di interesse.
Sarà qui che si sposterà effettivamente il dialogo?
Mentre scrivo alla radio i Pinguini tattici nucleari cantano, contro la mia volontà:
«Nel feed hai solamente foto di paesaggi»
Vedremo quanto diventerà anacronistica questa strofa, nel frattempo preferisco vedere questo momento di rottura come uno stimolo.
Se oggi dovessi scrivere una strategia social per un’azienda che parte da zero non so se includerei Instagram.
Non perché non serva più, ma perché la molteplicità di formati richiede tanto tempo ed energie che magari potrebbero essere spesi in modo più fruttuoso, a seconda degli obiettivi dell'azienda, altrove.
☄️ Top 3 social media news
La crescita degli utenti Facebook è in calo, e anche il business
Zuckerberg dice che su FB aumenteranno i contenuti consigliati (lol)
Nuova opzione su YouTube per tagliare i video lunghi in Shorts
👓 Da leggere
Per I creator "ho una community" is the new "ho tanti follower". Taylor Lorenz sul Washington Post
Chiunque vinca non emigrerai, neanche se l'hai scritto sui social. DI Laura Fontana su Rivista Studio
Le richieste dei creator incatenati davanti alla sede di Meta
Kyle Jenner non può salvare Instagram per sempre. Via The Verge
📚 Biblioteca social
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Ciao! chiamo Valentina Tonutti e sono una social media strategist. Dal 2015 lavoro soprattutto per editoria, media e politica. Mi piace creare strategie e contenuti social su misura per i miei clienti. Amo condividere e creare sinergie: questa newsletter è nata proprio per questo.
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L'immagine di copertina è stata realizzata da Giorgia Petracci.