I social media sono morti?
Ciao *|MERGE1|*,
benvenut* in Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
Eccoci qui anche questa settimana con un sacco di novità dalle piattaforme social, che come sempre ho selezionato in coda alla mail (una in particolare dovrebbe semplificarci almeno un po' la vita su Instagram).
Su Twitter è successo di tutto: Elon Musk sembra inarrestabile e imprevedibile, e in molti hanno cominciato a migrare su Mastodon.
Cos'è Mastodon? Possiamo considerarlo un Twitter alternativo "decentralizzato", ovvero una piattaforma che non appartiene a un organo centrale. Di tutti e di nessuno.
Mercoledì ne ho parlato in diretta Instagram con Viola Stefanello, giornalista de Il Post. Puoi guardarla qui.
I grandi cambiamenti che coinvolgono Twitter riaprono un tema fondamentale per il futuro:
i social media sono morti?
Non voglio farti rovesciare il caffè, ma dobbiamo affrontare questa domanda sia da utenti che da social media manager.
Oggi provo a fare un punto partendo da un recente articolo di Vice.
Come sempre fammi sapere cosa ne pensi rispondendo a questa mail 😊
Buon weekend di post programmati e alla prossima!
V.
P.S. Ti ho già detto che qui sopra abbiamo superato i 1.000 iscritti?
Sono tanti? Sono pochi? Non lo so, io festeggio questo risultato perché dietro a un semplice numero ci sono tutte le idee, i feedback e le opinioni che ci scambiamo dopo ogni puntata di Fuori dal PED (e altre cose straordinarie che ho riassunto in questo post) 🫶
Mi sembra sempre di avere tanti amici di penna, come quando ero piccola. Grazie per leggermi.
I social media sono morti?
Questa settimana sono incappata in un articolo di Vice, scritto da Edward Onweso Jr, con questo titolo: Social media are dead.
Nonostante il tono provocatorio e fatalista, il pezzo contiene una riflessione che condivido e che in qualche modo dobbiamo affrontare di petto.
I social media sono morti? Sì.
I social media sono morti per come li conosciamo, che ci piaccia o meno.
Proviamo a guardarli dall'alto.
Facebook: negli ultimi anni è stato vittima di scandali non da poco legati all'utilizzo dei dati; Zuckerberg cerca in ogni modo di farci piacere l'idea del metaverso, che concretamente non ha ancora preso piede; l'unica attività che funziona è l'advertising.
Twitter: da sempre una grande certezza, nonostante il numero di utenti attivi non sia mai stato altissimo. Da quando è entrato nell'era Musk assistiamo a un tracollo che sembra inesorabile.
Instagram: ogni giorno una novità, un cambio di rotta, una nuova funzione. Senza contare i bug, i down e gli ammiccamenti a TikTok. Serve e diverte ancora, ma stare al passo è faticoso. Chi mi legge da un po' sa quanto io apprezzi questa piattaforma dalle enormi potenzialità, ma quanto anche ne detesti le troppe opzioni.
Secondo Edward Onweso Jr i social media hanno perso il lato "social":
Per anni i nostri feed sui social media non sono stati un flusso di contenuti genuini di amici e persone che abbiamo scelto di seguire.
Invece, il contenuto più probabile da vedere è, come sappiamo, selezionato da algoritmi imperscrutabili, che a loro volta possono essere aggirati dagli inserzionisti che pagano per aumentare o promuovere i loro post.
Il risultato non può essere definito in alcun modo "social": l'obiettivo è sempre aumentare e incentivare il coinvolgimento, non la costruzione di comunità che possano collaborare o comunicare in modi che non sono mediati da una startup o da un mercato.
L'unica cosa rispetto alla quale non sono d'accordo riguarda la costruzione delle communities. I social tradizionali sono stati, e sono ancora, utili ed efficaci in questo.
Qualcosa però si è rotto nel nostro rapporto con i cosiddetti social media tradizionali (e la recente acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk non ha aiutato).
Si è perso, forse, come dice il giornalista di Vice, il valore dell'interazione.
L'interazione, lo scambio, i commenti, per capirci, sono sempre stati fondamentali sui social media.
I social media implicano per definizione l'interazione tra le persone.
Oggi però le piattaforme in crescita, quelle che stanno meglio come TikTok o YouTube, privilegiano le visualizzazioni e il tasso di completamento di un video, alle interazioni.
Senza contare che, come dicevamo nella puntata, TikTok si definisce una piattaforma di intrattenimento, non un social network.
In definitiva: se su Instagram siamo tutti, più o meno, utenti attivi, tutti in grado di pubblicare una foto, su TikTok siamo o spettatori o creatori di contenuti. Non c'è una via di mezzo. Forse è questo il giro di boa.
Cosa cambia, alla fine, a noi SMM
→ No, non credo che il nostro lavoro finirà di esistere. Dobbiamo però essere aperti all'evoluzione, sempre più veloce, delle piattaforme
→ Essere sempre aggiornatə è un'ancora per prevedere iceberg e cieli sereni. Più monitoriamo le news, più siamo consapevoli di cosa succede, più riusciamo a spiegarlo a clienti, CEO, amici, parenti. le mie fonti preferite.
→ Migliorare le competenze video. Se c'è una cosa molto chiara che emerge da questa panoramica sui social, è che tutti i canali danno priorità ai video. Saranno sempre più richiesti dalle aziende e dovremo sempre più essere in grado di produrli e/o lavorare con un videomaker.
☄️ Top 5 social media news
Mastodon raggiunge 1 milione di utenti attivi al mese
Su Instagram possiamo aggiungere una canzone anche a un post fotografico
TikTok lancia una campagna per sensibilizzare gli utenti sul cambiamento climatico, in occasione di COP27
Instagram aggiorna la sua versione web, per facilitare l'utilizzo anche su monitor (no iPad)
Su Twitter le nuove spunte grigie utili a segnalare gli account ufficiali, sono durate solo un paio d'ore
👓 Da leggere
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L'immagine di copertina è stata realizzata da Giorgia Petracci, il mio logo da Egidio Filippetti.