Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #137.
Come va? Nel weekend sono stata a Peccioli, borgo toscano in cui c’è stato Le canzoni, festival musicale organizzato dal Post.
Gli incontri giravano intorno alla musica e Stefano Nazzi ha fatto un Indagini rock sulla storia di Sid e Nancy.
E indovina un po’? 🥁
Stefano Nazzi è anche protagonista di questa puntata!
O meglio, lo sono i suoi social.
Approfitto dello speech fatto al We Make Future per raccontarti come ho impostato la sua strategia social, cosa funziona (e perché), e quali lezioni porto a casa dopo due anni di lavoro insieme.
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Perché Stefano Nazzi è sui social?
Ho iniziato a lavorare come sua social media manager nella primavera 2023 per seguire l’uscita del libro Il volto del male, edito Mondadori.
L’obiettivo però era più ampio: posizionare Stefano online mentre la popolarità del podcast Indagini stava crescendo molto.
[per chi non lo conosce: Indagini è un podcast che racconta i casi di cronaca nera italiana, senza dettagli macabri e con attenzione all’impatto hanno avuto sulla società e i media. Scritto da Stefano Nazzi e prodotto da Il Post.]
Lavoriamo ancora oggi con un obiettivo chiaro:
non solo promuovere podcast, libri, tour, ma anche creare uno spazio di dialogo e approfondimento sui casi di cronaca.
Senza snaturare il rigore giornalistico che lo contraddistingue, ma valorizzandolo.
Quando abbiamo cominciato il progetto social il profilo Instagram era “normale”: qualche foto di viaggio, screenshot di articoli.
In questi due anni abbiamo lavorato per adattare il lavoro di giornalista alle dinamiche dei social e dell’economia dei creator.
L’interesse c’era già (il profilo IG da “fermo” aveva 17k follower), dovevamo capitalizzarlo e svilupparlo.
Oggi su Instagram abbiamo superato i 150mila follower. Il tour nei teatri è sold out per il secondo anno. E abbiamo anche aperto TikTok!
La strategia social di Stefano Nazzi
Al We Make Future ho definito la sua strategia “circolare”.
Non so se sia un termine tecnico (dubito!), ma secondo me rende bene l’idea del percorso che facciamo fare ai contenuti.
Fase 1 - Parto sempre dai contenuti lunghi
Podcast, libri, interviste, incontri, spettacolo dal vivo.
Il punto di partenza è sempre quello che esiste già fuori dai social.
Questo garantisce coerenza tra i contenuti editoriali e quelli digitali, ed è anche la risposta a una domanda che ricevo spesso in consulenza:
Da dove inizio?
Molto spesso, dal materiale che hai già.
(e per “materiale” si intende anche l’esperienza, non solo prodotti tangibili)
Fase 2 - Estrapolo le parti più socializzabili
Studio i contenuti, cerco di cogliere le sfumature e isolo le parti più efficaci in chiave social: quelle che immagino creino più impatto, dialogo e interesse.
Come nel podcast, durante la rielaborazione bisogna fare molta attenzione alle singole parole che vengono utilizzate per raccontare i fatti di cronaca.
Fase 3 - Analizzo i risultati e ascolto la community
Ogni mese valuto l’andamento aggregato dei canali, quello dei singoli post e dei temi raccontati sui social.
I contenuti e le conversazioni diventano così anche un canale di feedback.
I long-form alimentano gli short-form.
Gli short-form supportano i long-form.
I contenuti fanno il giro e generano un ciclo virtuoso.
Questo secondo me riguarda in generale anche le professioni di giornalista e creator:
Oggi il giornalista per diffondere i propri prodotti ha bisogno di essere anche creator.
Il creator per essere credibile ha bisogno delle competenze giornalistiche.
Il lancio social di una puntata di Indagini
Questo è lo schema che uso per supportare l’uscita di una puntata di Indagini.
Ogni puntata viene lanciata con uno schema preciso: non basta un solo post e non basta un solo formato.
A fine mese esce il video teaser della puntata del mese dopo
L’1 del mese, giorno d’uscita di Indagini, esce un post reminder
A seguire escono caroselli, reel e contenuti di approfondimento
Ogni formato ha tempi e obiettivi diversi:
Video teaser ➡️ generare hype
Screenshot puntata ➡️ annunciare l’uscita
Carosello estratto ➡️ avviare la discussione
Reel parlato ➡️ integrare/spiegare
Carosello estratto (es. ricorrenza) ➡️ approfondire (anche a distanza di tempo)
3 cose che ho imparato gestendo i social di Stefano Nazzi
Ripetere non è noioso, è un servizio
Dove si trovano i biglietti? Su quali piattaforme c’è il podcast? Quando esce la puntata? Anche i fan più accaniti sono distratti: ripetere le informazioni pratiche è essenzialeMai dare niente per scontato
Ogni contenuto deve stare in piedi da solo. Anche chi non conosce Indagini o Stefano Nazzi deve capire il contenuto di un post. Solo così puoi consolidare la community e intercettare nuovo pubblicoPiù togli, meglio è
I contenuti che ottengono i risultati migliori per interazioni, reach e nuovi follower sono spesso i più semplici.
I caroselli sono graficamente essenziali: sfondo nero, testo bianco, musica originale. Dividiamo il testo slide per slide in modo da tenere alta l’attenzione e porre la storia al centro di tutto. Aggiungiamo la musica (quella originale di Indagini) così da rientrare nella tab Reels.
Il tutto cercando di raccontare un fatto di cronaca fornendo tutti i dettagli utili a comprenderlo, con meno elementi possibile che intralciano la fruizione.Proprio come in una puntata di Indagini.
☄️ Le 5 novità social da conoscere
Sulle app Meta i chatbot ci scriveranno per primi
YouTube integra l’AI nella fase di ricerca
Su Threads si possono mandare i DM, ma non stanno piacendo molto
Instagram migliora le condivisioni di Spotify nelle Stories
LinkedIn aggiunge le video cover per articoli e newsletter
👓 Articoli, podcast e video per approfondire
I politici che funzionano sui social hanno una cosa in comune: danno l'idea di essere sé stessi, racconta il Post
La fonte di notizie pro-Trump preferita dalla Casa Bianca è.… il canale YouTube della Casa Bianca!
📚 Biblioteca social
Una raccolta di letture utili a noi che ci occupiamo di social media. Dai saggi ai romanzi. Clicca qui e sfoglia l'archivio.
🤝 Vediamoci in classe
A novembre parte Social media per l’editoria, il mio corso per la Scuola del libro.
4 lezioni online, 10 ore totali per capire come passare dal raccontare libri per passione al promuoverli per lavoro.
Vedremo come seguire l’uscita di un libro, come usare i social per valorizzare un autore senza snaturarlo, e come costruire un portfolio da social media manager per l’editoria, anche senza esperienza.
Qui il programma e le info per partecipare.
Se hai domande scrivimi pure a vatonutti@gmail.com!
✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist freelance. Dal 2013 lavoro specialmente per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
Vuoi una strategia social? Ti serve qualcuno per gestire i social? Faccio io, ma prima conosciamoci.
Mi trovi, ovviamente, anche su TikTok, LinkedIn, Instagram.
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Eravamo anche noi a Peccioli per l'evento sulle canzoni organizzato dal Post!
Da persone "dentro i social" (ma in tutto un altro ambito, quello del cibo o del food, come preferite chiamarlo) abbiamo apprezzato molto questo pezzo:
"Oggi il giornalista per diffondere i propri prodotti ha bisogno di essere anche creator. Il creator per essere credibile ha bisogno delle competenze giornalistiche".
Questa frase è illuminante quanto paradossale e a nostro avviso può essere applicato in tutti gli ambiti dei social media (e forse della comunicazione in generale). Pensiamo ai social come un luogo (si può definire così?) di supercialità o ancora peggio di oscurantismo. Eppure, sono tanti i progetti che cercano e spesso riescono a raggiungere queste due componenti fondamentali: la viralità (o comunque la capacità di promuoversi) del creator unita alla competenza e all'attendibilità del giornalista. Complimenti per il suo lavoro sul profilo di Stefano Nazzi (fatto bene, nello stile del Post 😉)