Far ridere, su LinkedIn
prendiamo spunto da Michela Giraud, Giorgia Fumo e un'azienda di cereali
Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #108.
Come stai? Mancano 10 giorni alle elezioni americane!
Sabato prossimo sarà l’ultima newsletter in cui ci confronteremo senza conoscere ancora l’esito dell’Election day…🥶
Ansia a parte e prima dei consueti aggiornamenti sui movimenti social della campagna elettorale, oggi volevo parlarti di LinkedIn, ormai sempre più ricca di potenzialità da esplorare. Specialmente se sfruttata in modo originale, come gli esempi che trovi di seguito.
A proposito: se vogliamo collegarci, su LinkedIn, mi trovi qui 🤝
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Far ridere, su LinkedIn
Non è la prima volta che scrivo di LinkedIn su questa newsletter.
LinkedIn come piattaforma mi ricorda quelle persone che fanno la loro vita senza grandi proclami ma costanti nella loro lenta e inesorabile crescita.
LinkedIn non cambia quasi mai. È un social “vecchio stile” che oggi conta 900 milioni di utenti.
Se fino a 5 anni fa sembrava un posto polveroso, formale e impettito, negli ultimi anni si intravede però una piccola, grande rivoluzione: LinkedIn si è aperto all’intrattenimento e al divertimento.
Tra caroselli e meme, la trasformazione di LinkedIn sembra attingere tra le tendenze che funzionano meglio sulle altre piattaforme social.
LinkedIn -furbo- prende spunto dalle colleghe solo per le cose che funzionano: la potenziale copertura organica di un post è forse quella con la “coda” più lunga rispetto agli altri canali.
Significa che se un contenuto funziona circola per giorni, anche settimane.
15 giorni fa ho pubblicato questo post, probabilmente ho azzeccato copertina e tema ma ancora mi porta interazioni sul profilo (e iscrizioni alla newsletter, yuppi!).
Inoltre, oggi, su LinkedIn, si può anche far ridere.
Michela Giraud ha ad esempio trasformato il profilo LinkedIn nel luogo ideale per raccontare il suo debutto come regista con il film Flaminia.
Con il consueto tono ironico ci racconta il dietro le quinte del film, tra traguardi e aneddoti, e ironizza sugli stereotipi degli stakanovisti milanesi e sull’iperproduttività.
Se dovessi scrivere una strategia social dedicata al lancio di un film, LinkedIn non lo citerei neanche in mezza slide.
Probabilmente proprio per questo, invece, i contenuti su Flaminia funzionano.
Personalmente adoro quando qualcuno riesce a usare una piattaforma in modo completamente diverso rispetto agli standard.
Ribaltiamoli, ogni tanto, questi manuali e queste buone pratiche per innovare e incuriosire.
Anche Giorgia Fumo, altra comica italiana, ha abbracciato LinkedIn come strumento per commentare, con sarcasmo, il mondo del lavoro e le dinamiche aziendali.
Giorgia e Michela sono ottimi esempi di come su LinkedIn possiamo raccontare e raccontarci infrangendo le aspettative e ottenendo risultati.
E le aziende? Possono fare lo stesso?
Oovviamente anche le aziende possono applicare un tono di voce più leggero e ironico su LinkedIn.
[tra l’altro credo sia sempre molto utile ragionare sulla strategia social di un’azienda come se fosse una persona]
In questo senso c’è un’azienda inglese che si sta facendo particolarmente notare per l’uso di LinkedIn.
Si chiama Surreal, produce cereali e ha raggiunto 117 mila follower su LinkedIn attraverso dei semplicissimi, a livello grafico, caroselli e parlando a briglie sciolte dei prodotti, delle campagne, dell’organizzazione aziendale.
Con tono ironico e contenuti creativi, Surreal su LinkedIn non si incensa o mostra foto patinate dei propri prodotti, ma crea dei caroselli molto (molto) lunghi in cui il testo è didascalico, immediato, che più chiaro di così non si può.
Il carosello è strutturato così:
all’inizio un gancio forte attira l’attenzione (“abbiamo qualcosa da dirvi” oppure “il nostro reparto marketing ha sbagliato”)
poi una serie slides aumenta la curiosità (e anche un leggero senso di fastidio, che però è utile a farci continuare a scorrere)
ci raccontano una storia (“tutti ci chiedono di postare questo sui social, ma secondo noi non è il caso”)
infine in coda (tipo alla 30esima slide) troviamo il messaggio al centro del contenuto (ad esempio una foto di un prodotto, commentata ironicamente con qualcosa come “ecco cosa vuole che vi mostriamo il reparto marketing, dove andremo a finire”)
Con un tono leggero, quasi riottoso nei confronti dell’estetica tipica di LinkedIn, i contenuti di Surreal non passano di certo inosservati.
Perché l’umorismo funziona su LinkedIn?
Perché è inaspettato e umano.
Il successo delle pagine citate sopra si spiega con la necessità di umanizzare i brand, personali e non.
Siamo tutti sempre più stanchi di linguaggi formali e rigidi.
Detto ciò, se vogliamo introdurre un po’ di ironia in più sui nostri social cerchiamo anche di non esagerare troppo dall’altra parte.
Per farlo al meglio terrei a mente un paio di considerazioni:
• Conosciamo il nostro pubblico? Quali tipi di battute possono risuonare bene alla nostra audience? i meme sono il loro pane quotidiano o non hanno idea di cosa siano?
• Andiamoci piano: non passiamo da zero a cento. Possiamo integrare un approccio più ironico ai nostri contenuti poco alla volta e affiancandoli ad altri che contengono informazioni utili, più serie ma mai seriose.
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Aggiornamenti e riflessioni sui movimenti social della campagna elettorale USA, fino all’Election Day.
A che punto siamo? Sui social è avanti Trump
😱 Mancano 10 giorni alle elezioni!
E forse è giusto fare il punto sullo stato delle fanbase dei due candidati.
I sondaggi raccontano di un testa a testa, con Trump apparentemente in vantaggio, e anche sui social l’ex Presidente ha ad oggi un’audience più ampia rispetto a Kamala Harris:
Instagram: 26 milioni di follower per Trump, 18 milioni per Harris
TikTok: 12 milioni di follower per Trump, 6 milioni per Harris (su kamalaHQ ca. 5 milioni)
Facebook: 35 milioni di follower per Trump, 5 milioni per Harris
Harris vs Trump
Come scrive Francesco Costa nella newsletter uscita stamattina (Da Costa a Costa, altamente consigliata come qualunque cosa faccia Francesco Costa), nell’ultimo periodo la comunicazione di Kamala Harris ha assunto dei tratti più cupi, concentrandosi sull’attaccare Trump e raccontare perché non vada bene.
Questo approccio sui social è chiaro specialmente in una serie di video pubblicati sul profilo Instagram di KH: Harris vs Trump.
All’interno di questi reel si alternano gli interventi dei due su temi chiave, in modo da valorizzare la posizione di Harris.
Le caption sono serrate e incisive, utili a polarizzare il pubblico: o con lei o con Trump.
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✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2013 lavoro specialmente per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
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Mi trovi, ovviamente, anche sui social: TikTok, LinkedIn, Instagram.
Adoro parlare di social media, di come cambiano e di come noi cambiamo con loro: se vuoi invitarmi al tuo evento scrivi a vatonutti@gmail.com
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Questa cosa di LinkedIn è da tenere bene bene in considerazione (oltre al fatto che io amo molto LinkedIn). Condivido tutto, ed è sempre un piacere leggerti ❤️
In passato su LinkedIn condividevo news, riflessioni sul marketing e il beauty, e ovviamente i miei “achievements”. 😝 Poi ho visto tanti contatti che facevano altrettanto, ma in maniera un po’ compulsiva (e approssimativa) pur di essere notati, visualizzati. Così ora ho cambiato approccio: molto più moderato, condivido solo eventi davvero importanti e ogni tanto qualche articolo. Non trovi anche tu che LinkedIn sia diventata l’ennesima arena competitiva? Il personal branding è giusto, ma quando diventa ossessivo è estremamente cringe.