Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #129.
Sì, oggi è domenica e non sabato, ma ho preferito prendermi del tempo in più per fare l’ultima revisione alla newsletter piuttosto che inviartela mentre eri probabilmente nel mezzo di un aperitivo🍹.
La primavera è sempre una stagione intensa, professionalmente parlando. Come se la settimana sanremese fosse diluita su 30 giorni. Tra le varie, l'elenco degli incontri in agenda si allunga (tutto bellissimo):
dopo la moderazione dell’incontro a èStoria (29 maggio, Gorizia) e la partecipazione a Dixit (San Daniele, fine giugno), il 10 giugno a Pasian di Prato ci domanderemo: l’algoritmo ha una morale?
Grazie a tutte le realtà che mi chiamano a parlare di social! (La prossima settimana annuncerò un altro incontro, questa volta fuori dal Friuli. Non vedo l’ora di spoilerare 👀)
Ah, e se sei al Salone del Libro il prossimo weekend, salutiamoci. Seguirò gli incontri di e con Stefano Nazzi e sarò in giro.
Ma veniamo a noi.
A metà aprile è iniziato il processo a Meta. Proviamo a capire di cosa si tratta.
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
“Mark Zuckerberg dice che i social media sono finiti”.
Mi ha colpito leggere questa frase in un articolo del New Yorker a commento del processo in corso contro Meta.
In realtà non è di certo la prima volta che sentiamo dire una cosa del genere, ma stavolta l’ha dichiarato proprio il re dei social, Mark Zuckerberg.
Succede durante il più importante processo in materia di concorrenza contro Meta.
Perché un processo contro Meta
La Federal Trade Commission (FTC) accusa Meta di aver comprato Instagram nel 2012 e poi WhatsApp nel 2014 con l’intento di eliminare la concorrenza nei confronti di Facebook, il social network fondato da Zuckerberg nel 2004.
Secondo l’accusa le acquisizioni sarebbero state fatte per creare un monopolio nel mercato dei social media, violando le leggi antitrust statunitensi.
Durante il processo Mark Zuckerberg ha ammesso che i social di Meta non sono più quelli di una volta:
Le piattaforme Meta oggi servono a consumare contenuti di massa, non a connettere amici
La percentuale di contenuti visti su Facebook provenienti da amici è scesa dal 22% al 17%
Su Instagram, dall’11% al 7%.
Significa che oggi i social servono più a consumare contenuti che a connettere amici.
Adam Mosseri, CEO di Instagram dal 2018, in aula ha aggiunto che TikTok è un concorrente diretto e una minaccia seria per Meta:
nel 2019 il tempo trascorso dagli utenti su IG è diminuito del 40% proprio per colpa del concorrente cinese.
Inoltre sono emerse informazioni che raccontano come l’azienda percepisce se stessa e i suoi concorrenti molto interessanti per noi che ci lavoriamo.
Fatti e timori di Meta
Facebook non è più l’app dove passiamo più tempo, anche se resta l’app con più utenti attivi giornalieri, dice Zuckerberg
TikTok è considerata una minaccia seria perché - sempre secondo Zuckerberg - capace di creare shared context, “contesto condiviso”, attraverso il suo feed: se tu e i tuoi amici siete interessati agli stessi argomenti, è probabile che vediate gli stessi contenuti, creando un senso di comunità più forte
TikTok rinforza la bolla con i commenti: secondo Will Cathcart, Responsabile di WhatsApp, la forza dell’app è che chi interagisce con un video di nicchia viene indirizzato verso altri video simili
Alle piattaforme Meta non basta più lanciare nuovi formati per trattenere gli utenti (come fu per le Stories): il mercato è frammentato e piattaforme come Snapchat, YouTube, Reddit e Discord stanno rosicchiando la crescita di Meta, secondo l’ex Vicepresidente e Direttore Generale di Meta Stan Chudnovsky
TikTok è in vantaggio tecnologico su machine learning e strumenti per creator, ma Meta può recuperare terreno grazie ai Reels, ha detto John Hegeman, Chief Revenue Officer presso Meta.
Come siamo arrivati a questa frammentazione?
Da friend-driven a algorithm-driven: l’evoluzione dei social media
La scorsa settimana è iniziato un mio ciclo di lezioni all’interno del Master di editoria della Scuola del libro (il mio corso 100% dedicato a social & editoria si terrà invece a novembre).
Nella prima lezione ho voluto riportare alcune definizioni relative ai social. In questo mi è venuto tanto in aiuto un libro che sto leggendo, scritto da Gabriella Taddeo, docente di Teoria e tecnica dei media digitali e Sociologia della comunicazione presso l'Università di Torino: Social. L’industria delle relazioni (Einaudi, 2025).
Nei primi Duemila le studiose boyd e Ellison classificano i social media distinguendoli tra “friend-drive” e “content-driven”.
2008: Social media “friend-driven” e “content-driven”
Friend-driven: reti basate su connessioni personali. Prima segui una persona, poi vedi i suoi contenuti. Esempi: Facebook, MySpace
Content-driven: le interazioni nascono dai contenuti. Prima guardi un video, poi scegli di seguire un creator. Esempi: YouTube, Pinterest
Oggi: Social media “content-driven” e “algorithm-driven”
Oggi le piattaforme social incentivano interazioni più fluide e rapide. L’algoritmo decide cosa far vedere, spesso prima della rete di contatti.
Ti ricorda qualcosa? Sì, è la perfetta descrizione del “modello TikTok”.
Se prima era il “modello Facebook”, basato sulle relazioni, a segnare la strada, oggi i social vengono utilizzati prevalentemente per scoprire cose nuove, tendenzialmente provenienti da sconosciuti.
La relazione si sposta così dalle persone all’algoritmo.
Per questo Taddeo alle categorie definite da boyd e Ellison aggiunge nel suo testo una terza categoria di social: gli “algorithm-driven”.
Non siamo noi a cercare il contenuto, è il contenuto che viene da noi grazie a un algoritmo che ci conosce grazie alle interazioni passate.
Quest’ultima categoria è quella verso la quale si stanno indirizzando tutte le piattaforme.
Meta sembra averlo capito: riconquistare l'attenzione degli utenti in un mondo frammentato sarà una bella gatta da pelare. Soprattutto se vuole mantenere la promessa originale di connettere persone.
Come mi sono sentita a scrivere questa puntata, ma anche a lezione alla Scuola del libro:
☄️ Le 5 novità social da conoscere
Instagram lancia i “lockable Reels”: Reels disponibilli solo tramite codice
e su Edits aggiunge nuove features per editare i video
Su LinkedIn nuovi strumenti AI per potenziare la ricerca di lavoro
L'India ha ordinato a X di bloccare oltre 8.000 account nel Paese, per via del conflitto con il Pakistan
Trump potrebbe estendere ANCORA la deadline per la vendita di TikTok
👓 Articoli, podcast e video per approfondire
Perché stalkeriamo il Papa online?
Papa Leone XIV è il primo papa con un’impronta digitale, ovvero con un passato su internet. E molti stanno leggendo i suoi vecchi postIl giornalista palestinese che usa i social per investigare i crimini di guerra israeliani
Younis al Tirawi segue i profili dei soldati israeliani e archivia e analizza informazioni che raccoglie online. Lo racconta Daniele Raineri sul Post
I trend globali nella generazione di immagini e arte con IA
raccontati da Canva
📚 Biblioteca social
Una raccolta di letture utili a noi che ci occupiamo di social media. Dai saggi ai romanzi. Clicca qui e sfoglia l'archivio.
👩🏫 Vediamoci in classe (o in giro)
A novembre parte Social media per l’editoria, il mio corso per la Scuola del libro.
4 lezioni online, 10 ore totali per capire come passare dal raccontare libri per passione al promuoverli per lavoro.
Vedremo come promuovere l’uscita di un libro, come usare i social per valorizzare un autore senza snaturarlo, e come costruire un portfolio da social media manager per l’editoria, anche senza esperienza.
Qui il programma e le info per partecipare. Scrivimi se hai domande!
📍Il 29 maggio al festival èStoria di Gorizia modero la presentazione del libro “Le città della musica” di Guia Cortassa. Ospite lo storico Mimmo Franzinelli
📍A fine giugno a San Daniele del Friuli sarò ospite a Dixit, festival sul digitale, per parlare di come è cambiata la comunicazione istituzionale dopo Trump. Presto esce il programma
📍Il 10 giugno a Pasian di Prato (Friuli) ci confrontiamo intorno alla domanda L’Algoritmo ha una morale?
Alti incontri molti belli bollono in pentola, appena confermati li aggiungo a questa lista!
✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2013 lavoro specialmente per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
Vuoi una strategia social? Ti serve qualcuno per gestire i social? Faccio io, ma prima conosciamoci.
Mi trovi, ovviamente, anche su TikTok, LinkedIn, Instagram.
Adoro parlare di social media, di come cambiano e di come noi cambiamo con loro: se vuoi invitarmi al tuo evento scrivi a vatonutti@gmail.com
Se Fuori dal PED ti piace e ti è utile, aiutami a diffonderla inoltrandola a colleghi, amici, parenti, in tutti i luoghi e in tutti i laghi:
ormai le volte che l'algoritmo mi fa conoscere cose belle dal mondo che sono belle per davvero si contano sulle dita di una mano. tutto il resto è spazzatura da potenzialmente acquistare. e c'è della violenza in tutto questo. ti poni disarmato, spesso stanco, davanti a uno schermo e quello che ti scorre davanti usa la tua stanchezza contro di te. ecco, credo che anche di questo si dovrebbe parlare di più.
La transizione da friend-driven a algorithm-driven porta a chiedersi: stiamo davvero guadagnando più informazione o stiamo semplicemente consumando più contenuti senza costruire connessioni significative? Io perché sto sui social invece di andare al bar?
Se l’algoritmo decide cosa vedere, rischiamo di perdere la spontaneità delle interazioni autentiche e di vivere in un flusso continuo di stimoli senza contesto umano.
Meta riuscirà a mantenere la promessa di connettere le persone?
A volte penso: di fatto devono creare spazio per le ads, ma si è perso il piacere di scoprire cosa "dicono i tuoi amici".
Quello che per me era il facebook "di una volta" tornerà mai in qualche forma?