Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #128.
Com’è? Qui tra uno starnuto dovuto all’allergia e l’altro si è fatto qualche momento di pausa grazie ai giorni di ponte.
Ma neanche il tempo da fermarsi un attimo che Zuckerberg droppa una nuova app.
Di seguito faccio un riassunto delle caratteristiche principali.
E benvenute e benvenuti alle nuove e ai nuovi iscritti!
💌 Qui il perché scrivo questa newsletter.
🗂️ Qui è possibile recuperare le puntate precedenti.
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Con un video dei suoi, in settimana Mark Zuckerberg ha lanciato l’app di intelligenza artificiale di Meta.
Il suo ChatGPT, in pratica.
Un’app in più da aggiungere alla nostra già troppo affollata schermata home.
Ma anche un nuovo feed da scrollare.
La troviamo già negli app store.
Attenzione però: da noi, in Italia, il rilascio sarà graduale.
L’app, evoluzione di Meta View (quella dedicata ai Ray-Ban smart glasses), per ora si può solo immaginare dalle descrizioni ufficiali.
A quanto pare l’app fa esattamente quello che ci aspettiamo da un assistente AI: genera immagini, testi, interagisce.
C’è anche la modalità vocale, proprio come su ChatGPT.
Fino a qui, niente di nuovo.
La vera novità? Un feed pubblico dei prompt
Il cuore della app Meta AI si chiama Discover: un feed in cui possiamo scegliere di condividere pubblicamente le nostre interazioni con l’AI, prompt per prompt.
È la prima volta in cui viene inserita una componente così ampiamente social in un assistente AI.
La cosa più vicina a questa dinamica mi sembra il feed di Midjourney, dove abbiamo una bacheca con le immagini prodotte dagli altri, insieme ai prompt che hanno utilizzato per generarle. Ma su Meta AI il passo sembra molto più lungo.
All’interno del feed Discover possiamo infatti mettere like, commentare, remixare, salvare i contenuti.
In questo modo possiamo sbirciare i prompt degli altri e farci venire voglia di replicarli, e quindi usare di più l’app.
Negli Stati Uniti e in Canada, le risposte dell’assistente sono personalizzate usando le informazioni dei tuoi profili Facebook e Instagram.
Creepy, ma nulla di sorprendente.
In realtà stiamo già usando Meta AI: è integrata su Instagram, Facebook e WhatsApp, dentro la barra di ricerca e nei messaggi.
Meta dichiara che quasi un miliardo di persone ha già interagito in questo modo con l’assistente.
Ora, con l’app a parte, vogliono renderla più chiara, più concreta, scrollabile.
Nella competizione tra piattaforme e nella corsa all’intelligenza artificiale Meta gioca la carta che gli altri non hanno: non solo l’AI, ma anche anni e anni di dati su di noi.
Un vantaggio competitivo non da poco. Potrebbe permetterci di addestrare meno il chatbot e usarlo quindi in modo più immediato e personalizzato.
In più, l’aggiunta di un feed social potrebbe facilitare la diffusione di prompt e trend legati all’AI, rendendoli più accessibili e replicabili.
Vedremo cosa succederà. Per ora non ci resta che osservare e indossare l’elmetto!
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✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2013 lavoro specialmente per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
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Ciao Valentina. Solo una piccola nota per dirti che se scrivi "com'è?" per chiedere come state, da sotto la pianura padana in giù non ti capiscono... 😅
Un chatbot social, un feed pubblico dei prompt, like e remix: l’intrattenimento travestito da intelligenza artificiale.
Meta non vuole solo rendere l’AI accessibile. Vuole renderla virale, replicabile, scrollabile.
Il punto non è l’evoluzione tecnologica.
È l’infantilizzazione dell’interazione.
Più che un assistente, sembra l’ennesimo modo per addestrarci noi a desiderare meno e cliccare di più.