Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #126.
Come va? Qui il periodo è intenso, ma ci ha pensato un disco a farmi fermare e tornare mentalmente a 10 anni fa. Il nuovo album dei Cani mi ha fatto venire voglia di tornare a farmi i risvoltini ai jeans, ma mi ha anche regalato uno spunto per questa newsletter.
E una buona dose di malinconia ben riassunta in questo carosello:
Ti annuncio anche una novità di cui sono molto felice: a novembre tengo un corso per la Scuola del libro!
Parleremo di come lavorare come social media manager per autori e case editrici.
Da come proporsi, come organizzare il lavoro, fino alle dinamiche del mercato dei libri sui social, vedremo nel concreto come si fa questo lavoro in ambito editoriale.
Qui il programma completo e tutte le info utili. Se hai domande scrivimi!
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
L’altro giorno è uscito a sorpresa un nuovo disco dei Cani, la band italiana che secondo molti ha dato il via all’indie italico.
Il debutto è del 2011. Poi altri due dischi, l’ultimo nel 2016. Dopo, silenzio.
Nessun aggiornamento, nessun canale social, soprattutto nessun disco. Niccolò Contessa, autore dietro il progetto, non ha profili pubblici.

Nove anni di attesa sono stati bruscamente (e felicemente, per quanto mi riguarda da ex indie girl) interrotti da un solo post, la mattina di giovedì 9 aprile, sull’account dell’etichetta 42records:
Il copy di accompagnamento:
Non se lo aspettava nessuno. Lo stavamo aspettando tutti. “post mortem” disponibile da ora in streaming e download. Buon ascolto.
Nessun teaser, nessuna campagna di lancio.
In un’epoca in cui siamo bombardati di aggiornamenti, anche l’assenza ha un peso.
Una scelta simile a quella fatta da Marracash, che a dicembre ha pubblicato il nuovo album È finita la pace senza annunciarlo e senza promozione.
In entrambi i casi, la non-promozione è una forma di comunicazione coerente con l’identità dell’artista:
Contessa ha sempre evitato gli scenari mainstream, pur essendo in qualche modo rientrato nella categoria visto il suo successo e l’impatto che ha avuto.
Marracash nel disco critica apertamente la sovraesposizione contemporanea che avviene principalmente via social.
Indicativa è anche la scelta di Marracash di raccontare il disco a posteriori, con calma, attraverso due formati lunghi: prima l’intervista con Michele Serra sul Venerdì di Repubblica, poi la video-podcast-intervista con il giornalista e newsletterato Francesco Oggiano, Fuori dalla bolla.
Certo, si potrebbe obiettare che loro possono permetterselo. Sono già famosi, con una base solida di pubblico.
Vero.
Ma è altrettanto vero che i social stanno cambiando: oggi creano più palcoscenici che connessioni. E sempre più spesso li usiamo come ponte verso esperienze offline.
[A proposito, ho appena scoperto che in Friuli ci sarà un digital detox festival che sembra proprio interessante! Si terrà a Sauris, un borgo di montagna stupendo qui in Friuli. Parteciperò volentieri perché sono curiosa dell’effetto che mi fa stare offline, in un posto che conosco, poi. Vi aggiorno sul programma quando esce, magari organizziamo un mini raduno Fuori dal PED.]
Tornando al punto:
Anche non fare comunicazione è una scelta di comunicazione.
Magari non possiamo permettercela come Marra o Contessa, ma può ispirarci a semplificare, tornare all’essenza di quello che vogliamo raccontare, a essere coerenti.
Un altro esempio in questo senso è Lush Cosmetics.
Nel novembre 2021 Lush ha annunciato l’uscita da tutte le principali piattaforme social, scrivendo una vera e propria anti-social policy.
Lush esce da Facebook, Instagram, Tik Tok e Snapchat fino a quando queste piattaforme non metteranno in atto misure per offrire un ambiente più sicuro ai propri utenti.
Niente più Facebook, Instagram, TikTok o Snapchat “fino a quando queste piattaforme non saranno in grado di garantire un ambiente sicuro”.
Lush rimane solo YouTube, LinkedIn, Pinterest.
Per consolidare il pubblico punta su newsletter e app.
Scelta coerente con la sua missione: se l’obiettivo è creare prodotti che aiutano le persone a rallentare, prendersi cura di sé e disconnettersi, anche la comunicazione deve seguire il principio.
Come se la passa oggi Lush senza social?
Jack Constantine, responsabile digital del brand, ha raccontato a Marketing Brew che la newsletter conta oltre 6 milioni di iscritti in tutto il mondo. L’app ha 1,75 milioni di utenti, e circa il 60% ha attivato le notifiche push.
Per incentivarne l’uso, Lush offre una membership con accesso anticipato ai prodotti e punti fedeltà.
Starai pensando:
Ok, tutto bello, ma cosa ci faccio io che non ho 6 milioni di iscritti alla newsletter come Lush, né un fandom costruito negli anni come Marracash o I cani?
Giusta osservazione.
Secondo me da queste storie possiamo estrapolare 3 lezioni che possono esserci utili nell’approccio quotidiano alla comunicazione social:
1️⃣ Non serve esserci ovunque. Serve esserci bene
Fare i social può stancare. Ma ognuno si stanca a modo proprio: meglio scegliere una piattaforma primaria e curarla davvero bene, invece di avere mille canali e non riuscire a gestirli.
Chiediamoci: Qual è il canale dove mi sento più a mio agio a parlare con chi mi segue?
2️⃣ Costruisci spazi alternativi ai social
I social sono un mattone importante per promuovere il proprio lavoro o un brand, ma non possono più essere l’unico punto di contatto con chi ci segue.
Anche a fronte dei numerosi cambiamenti geopolitici legati alla tecnologica, investire in un canale proprietario o alternativo, come una newsletter, un podcast, un luogo dove è possibile cementificare le relazioni, ti rende meno dipendente dagli algoritmi e ti dà più libertà nel modo in cui comunichi.
Chiediamoci: Se domani chiudesse Instagram, dove potrei continuare a parlare con chi mi segue?
3️⃣ Coerenza > creatività
Contessa può sparire per anni perché ha un prodotto così forte che basta un post, neanche direttamente suo, per annunciarne il ritorno. Marracash non ha bisogno di spiegare ogni sua scelta perché la sua musica racconta chi è.
Noi magari non siamo ancora lì, ma possiamo prendere spunto da loro e fare una cosa: definire e rafforzare il nostro stile e usarlo con costanza. Vale per i colori, i font, i formati, ma soprattutto per il tono che usiamo sui social.
Esercizio. Apri il tuo profilo e guarda gli ultimi 3 post. Se togli il nome, qualcuno capirebbe che sono tuoi?
Soprattutto ti senti rappresentato dai tuoi contenuti?
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📚 Biblioteca social
Una raccolta di letture utili a noi che ci occupiamo di social media. Dai saggi ai romanzi. Clicca qui e sfoglia l'archivio.
👩🏫 Vediamoci in classe
A novembre parte Social media per l’editoria, il mio corso per la Scuola del libro.
Durante le 4 lezioni, 10 ore totali, capiremo come passare dal raccontare libri per passione al promuoverli per lavoro, con un approccio molto pratico.
Vedremo ad esempio come promuovere l’uscita di un libro, come usare i social per valorizzare un autore senza snaturarlo, e come costruire un portfolio da social media manager per l’editoria, anche senza esperienza.
Qui il programma completo e le info per partecipare. Scrivimi se hai domande!
✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2013 lavoro specialmente per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
Vuoi una strategia social? Ti serve qualcuno per gestire i social? Faccio io, ma prima conosciamoci.
Mi trovi, ovviamente, anche su TikTok, LinkedIn, Instagram.
Adoro parlare di social media, di come cambiano e di come noi cambiamo con loro: se vuoi invitarmi al tuo evento scrivi a vatonutti@gmail.com
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