Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #103.
Solo un attimo per festeggiare con voi la partecipazione a Wired Next Fest!
Venerdì 27 settembre sarò a Rovereto per parlare di elezioni e social media insieme a Francesca Scapolo, Elections Analyst (Public Policy Europe) a TikTok.
Qui il programma e le info per partecipare. Se ci siete scrivetemi e salutiamoci!
Non vedo l’ora e ringrazio Wired per l’invito 🫶
Oggi vorrei provare a definire quando è il caso per un brand di surfare -termine tecnico- un trend sui social.
Fammi sapere cosa ne pensi e se aggiungeresti altri fattori da considerare.
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Negli ultimi giorni i social italiani sono stati, ancora una volta, teatro di uno scontro tra due personaggi pubblici.
Quando il caso Sangiuliano-Boccia sembrava caduto nel dimenticatoio ecco che arrivano Tony Effe e Fedez a suonarsele via IG Stories, reel e canzoni.
Al di là dei nostri giudizi sulla questione (il mio, riassunto: Fibra ci manchi), il dissing tra i due è un argomento molto popolare e in quanto tale contamina i nostri feed fino a diventare un trend.
Qui sopra ci interessa un tema che è la diretta conseguenza di queste situazioni.
Dissing tra Fedez e Tony Effe: quando è opportuno per un brand coprire un trend?
Long story short: in alcuni casi ci sta, in altri no.
È tutta una questione di sfumature e tempi, proviamo a vedere quali.
Il dissing Tony Effe vs. Fedez ha generato la diffusione di un format grafico che in queste ore alcuni brand hanno adattato alla propria comunicazione social.
Il format deriva dalla copertina del video YouTube scelta da Tony Effe per rappresentare la canzone con cui ha risposto alle accuse di Fedez:
Scrollando Instagram avrai notato anche tu che aziende di settori diversi hanno usato questa combinazione font/colore per creare una card dedicata al proprio competitor o a se stessi (?!).
C’è chi è riuscito a creare un contenuto per riderci su, chi invece ha creato un contenuto con, appunto, il nome della propria azienda o prodotto.
Di quest’ultima idea mi chiedo ancora quale sia il senso, perché sembra eseguita solo per usare il template che sta circolando.
Di dinamiche simili ce ne sono a bizzeffe, ma prendo a esempio questo dissing perché rappresenta bene le delicate sfumature che può assumere la pratica.
La canzone di Tony Effe, non è una novità, parla di soldi, donne oggettificate, droga, litigi e fatti personali.
Se fai un contenuto con il format “Chiara” di cui sopra solo scrivendo il nome della tua azienda o non hai capito il gioco (= scrivere il nome del competitor) o stai prendendo tutto molto alla leggera.
Se un contenuto simile esce sui canali social di un brand di intrattenimento, poi, è una questione, se sui canali di una nota e autorevole casa editrice (sì, è successo e davvero bho) è un altro, perché i temi della canzone si scontrano decisamente con i tuoi prodotti.
Non fa ridere, non fa riflettere, stona con tutto il resto del racconto. In definitiva: non serve.
A volte un trend, un meme, un significato non ce l’ha. E va benissimo così.
Seguire un trend per il lol, per ridere, è ok. È internet.
A volte però un significato sotto c’è e non si può non considerarlo.
Nelle ultime ore e in relazione a questo dissing mi è sembrato che la fame di viralità abbia accecato più del dovuto.
Se un’azienda abbraccia i valori di Tony Effe mi va benissimo, sta poi a me consumatrice cambiare o meno opinione sull’azienda in base all’importanza che do al gesto.
Preferisco però di gran lunga l’approccio del Torino Calcio, che ieri ha pubblicato una Story con il nome della squadra con cui avrebbe giocato.
Scegliendo il formato Story che dura 24 ore ha dato un’importanza relativa al trend.
Scrivendo il nome della squadra rivale ha spostato l’attenzione sull’oggetto dell’azienda: il calcio.
La posizione viene confermata dal testo inserito nel bottone contenente il link: “Niente dissing, solo calcio”.
Tutto chiaro e coerente.
Passiamo ad altri esempi virtuosi.
Il trend che ha caratterizzato il mondo occidentale negli ultimi mesi è stato l’accostamento brat/demure (cliccando le parole trovi i rispettivi spiegoni sul significato dei termini, nel caso te li fossi persi).
La brat summer, complice anche la campagna elettorale statunitense, ha avuto un impatto talmente forte sulla cultura pop che il tormentone vive ancora oggi dentro post, video, caption. Nei contenuti delle persone comuni, dei brand grandi e piccoli ma anche di istituzioni come la Casa Bianca.
Restando sul nostro territorio, questo recente post della casa editrice Blackie bilancia secondo me bene l’uso del trend e la promozione dei prodotti:
Tramite un carosello hanno associato i libri in catalogo ai due stili brat e demure in modo da suggerire consigli di lettura.
Se scorriamo i commenti risulta chiaro che il post sia riuscito a ottenere l’attenzione e il coinvolgimento della community, che si è attivata per definire i testi brat o demure.
Ottengo l’attenzione delle persone grazie a un format (colori, parole, tono) ➡️ lo sfrutto per raccontare i miei prodotti.
Ma arriviamo al punto di questa puntata.
Quando è utile cavalcare un trend?
4 domande da farsi:
Da dove arriva il trend? Prima di ogni cosa meglio informarsi su cosa significa e da dove proviene il trend. Meglio non seguirlo solo perché lo fanno gli altri: può succedere che stiano tutti cascando in un trappolone gigante che si manifesterà troppo tardi. Anche se “lo fanno tutti” non siamo meno responsabili
Cosa c’entra con il mio brand? Per declinare il trend su un contenuto per un brand è necessario chiedersi qual è il possibile anello di congiunzione tra le due cose. Un prodotto? il team? lo stile di comunicazione? da lì deriva la chiave di lettura che possiamo dare
Fa ridere le persone a cui ci rivolgiamo? spesso questi contenuti diventano virali perché per qualche secondo ci aiutano a sopravvivere in questo mondo difficile. Se vogliamo seguire un trend dobbiamo essere simpatici. Dall’altra parte, specialmente se rappresentiamo un’azienda, sforzarci di far ridere senza successo può essere peggio che non provarci. Per evitare l’effetto cringe può essere utile validare prima il contenuto con il team o altre persone vicine. Se non fa effetto, meglio evitare o fare una modifica
Siamo in tempo? ci sono trend che durano 24 ore e altri con la scia lunga. Qui sta un po’ al nostro intuito capire in quale delle due situazioni ci stiamo cacciando. Nel dubbio cerchiamo di arrivare alla produzione del contenuto il prima possibile (senza smarmellare però!)
Con questa risposte alla mano secondo me abbiamo le carte in regola per inserirci in un trend. O almeno di proporlo al cliente o capo senza indugi.
👀 In chiusura mi sento di alzare il ditino su eventuali rischi:
La viralità non è sempre per forza positiva: non mettiamo a repentaglio la reputazione di un’azienda solo per pubblicare un contenuto effimero.
Certo, se il post funziona in qualche modo il pubblico se lo ricorda e si affeziona, ma se non funziona il danno è permanente e mandiamo all’aria, per un post non davvero necessario, il lavoro precedente.
🇺🇸 Like, share, vote
Aggiornamenti sui movimenti social della campagna elettorale USA, fino all’Election Day
Il marito di Kamala Harris, Douglas Emhoff, ha aperto TikTok.
Sui social Emhoff si era già dimostrato molto presente e coinvolto nella campagna elettorale in particolare su Instagram, dove racconta il supporto alla moglie, la sua quotidianità e il suo ruolo da Second gentleman. L’arrivo su TikTok è una conseguenza naturale del fatto che funzioni e del sempre più vicino Election day.
Ammetto che lui è il mio personaggio preferito di tutta la campagna.
Una figura positiva che fa ciò che richiede il suo ruolo: supportare la moglie candidata a diventare Presidente degli Stati Uniti. Anche sui social, e senza snaturarsi.
E Melania Trump? Ha iniziato a fare i reel.
Anche da First lady Melania Trump è sempre molto pacata sui social. Ha un canale Instagram da 2 milioni di follower dove fino a qualche settimana pubblicava pochissimo e male (scusa Melania ma le foto sono tutte in bassa qualità e le grafiche molto standard).
A inizio settembre una svolta: in vista delle elezioni, ma anche dell’uscita del suo libro, è in corso la pubblicazione di una serie di reel in cui affronta temi a lei cari: l’esperienza alla Casa Bianca, il passato da modella, la famiglia. Lo stile dei contenuti è molto formale e freddo, poco in linea con le tendenze delle piattaforme e dell’internet corrente. Tutto può cambiare ma a meno che non sviluppino una rubrica in cui lei risulti meno distante dubito torneremo a parlarne, lato social.
☄️ Top 5 social media news
Meta su Instagram lancia i Teen Accounts, per dare spazi sicuri e con limitazioni agli adolescenti
Potremo allegare dei link ai Reel, forse (incredibile!)
👓 Da leggere, ascoltare, guardare
I social preferiti dalla Gen Z: YouTube, Instagram, Facebook
Le interviste in cui quelli della Silicon Valley si sentono a loro agio
I video spacconi dei Carabinieri sui social (li hai visti? aiuto! forse c’è un nuovo SMM)
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✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2014 lavoro con i social soprattutto per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
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