Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #100 🎉
Siccome è ancora agosto e vogliamo tutti, giustamente, goderci gli ultimi sprazzi d’estate, oggi ti consiglio di recuperare un film che ho visto al cinema in primavera.
Parla di Stati Uniti, di società e politica americana, ma anche di social, e senza mostrarli.
Se la mia recensione ti convince a guardarlo, fammi sapere poi cosa ne pensi!
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
P.S. a proposito di USA, sul mio TikTok trovi spunti e curiosità riguardo la campagna elettorale social: seguimi anche lì per i cosiddetti microcontent.
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Mentre guardi il film non te ne rendi neanche tanto conto, ma molte cose ce le racconta anche senza mostrarle.
Civil War, scritto e diretto da Alex Garland, è un film che prefigura una guerra civile negli Stati Uniti in un mondo che, anche se non viene esplicitato, sembra proprio il nostro.
Nonostante molti elementi, dalle città ai vestiti indossati o dalle automobili utilizzate, ci portino a pensare che il film sia ambientato nella contemporaneità, c’è un grande assente del mondo di oggi:
il dispositivo tecnologico.
Durante tutto il film non c’è neanche una persona che usa i social media o uno smartphone.
Ma andiamo con ordine:
Trailer e trama
Gli Stati Uniti sono in guerra, divisi tra stati fedeli al Presidente e stati secessionisti come Texas e California.
Un gruppo di giornalisti composto da una celebre fotografa di guerra (Kristen Dunst), un collega giornalista (Wagner Moura), un collega più anziano e una giovane fotoreporter wannabe, partono da New York per andare a Washington, raccontare la guerra e l’eventuale presa della Casa Bianca.
Sempre per tornare all’impegno di Garland nel ricreare un contesto di veridicità, i giornalisti non a caso partono da New York: lì i bombardamenti sono più tenui, c’è linea, la stampa trova rete e riparo in un hotel, come a rappresentare l’ultimo baluardo della democrazia.
Durante il viaggio verso Washington il team si imbatte nelle diverse sfaccettature di un’America in guerra, che non rappresentano altro che le attuali sfumature della società americana: dai nazionalisti con fucile in spalla alle persone che non si curano di ciò che sta accadendo perché lontani dalle grandi città.
La scena che mi ha colpito di più (e perché c’entrano i social media)
Ripeto, durante l’ora e 49 minuti di questo film non si vede neanche uno smartphone.
Siamo in guerra ma nessuno scrolla i social media per rimanere informato.
Siamo in guerra ma nessun giornalista posta quello che succede.
Come è possibile che i social non siano protagonisti del film se gli incidenti diplomatici nascono sui social, se per i giornalisti smartphone e social sono strumenti fondamentali per lavorare e se questi strumenti giocano una parte centrale nelle campagne elettorali e nelle guerre?
Non ci ho fatto subito caso, ma a posteriori questa prospettiva di Garland si intravede dai primi secondi del film:
il Presidente fa un discorso a reti unificate e la fotoreporter lo segue in diretta televisiva come se la tv fosse l’unico spazio in cui farlo.
[non insultarmi: non è uno spoiler perché la scena è all’interno del trailer!]
E ancora: le fotografie che scattano i giornalisti sono tutte in analogico.
I confronti tra giornalisti per apprendere gli aggiornamenti sulla guerra avvengono solo a parole, dal vivo.
In generale la scena che secondo me meglio rappresenta l’idea di Garland è questa:
durante il viaggio la troupe fa tappa in una piccola cittadina dell’America rurale.
Entra in un negozio, vuoto ma comunque aperto.
Al banco c’è una ragazza dall’aria svogliata.
È china su qualcosa, ma non sullo smartphone: sta leggendo un libro.
You are aware there's a really huge civil war going on everywhere?
We usually try to stay out of it. With everything that's been going on, it seems like it's for the best.
Personalmente mi ha fatto molto strano.
Alex Garland fa un film su una guerra civile plausibile ma elimina totalmente dal racconto l’uso dei social e della tecnologia.
L’unico smartphone che incrociamo è nelle mani della giovane giornalista wannabe.
Lo usa per vedere come sono uscite le sue foto inserendo il rullino all’interno del dispositivo.
In quel frangente dice una cosa come “ecco a cosa serve lo smartphone”.
Personale interpretazione del film:
smartphone e social sono parte integrante e fondamentale delle guerre contemporanee, vere e proprie armi.
Non raccontarli, non mostrarli, può conferire agli strumenti, a noi che li usiamo e a chi li produce, una responsabilità.
Oggi è chiaro a tutti quanto il dark side dei social media alimenti un clima polarizzato dove il dialogo è sempre più complesso.
Guardando il film mi sono chiesta più volte quali fossero i buoni e i cattivi.
Anche i protagonisti a volte sembrano confusi.
“Che tipo di americani siete?” chiede a un certo punto un uomo armato. In base alla risposta avrebbe ucciso o lasciato vivere.
Con Civil war Garland sembra volerci confondere apposta, come per ricreare la stessa confusione che riscontriamo spesso cercando di districarci tra immagini vere, immagini false, immagini ma elaborate dall’intelligenza artificiale.
Sarà grazie alla produzione di A24 (quelli del premio Oscar Everything everywhere all at once) ma, seppur tramite un’iperbole, secondo me Civil war riesce a raccontare bene questa confusione.
Sono entrata in sala curiosa di vedere come l’America volesse rappresentarsi oggi.
Da quando non si sentiva parlare di un film americano sulla politica e sulla società americana? Da un po’.
Sembrano lontani i tempi dei kolossal à la Attacco al potere, 1, 2, 3, 4, 5, ecc. in cui la narrazione è sempre la stessa: alieni o estremisti islamici vogliono imporsi in Occidente, le forze armate più forti del mondo entrano in crisi ma resistono grazie al soldato che si era rifugiato in prepensione sulle Montagne Rocciose e che, richiamato come ultima spiaggia per salvare il pianeta, alla fine torna sul campo e salva il Paese con coraggio.
In Civil War la narrazione cambia. Non ci sono eroi.
Non capiamo neanche da che parte stia il Presidente, ma quello che mi sembra certo è che Garland abbia voluto togliere l’alone di positività intorno a un grande asset degli Stati Uniti: la tecnologia. Social media inclusi.
Bene, dove posso guardare Civil War?
Ho visto che da poco è disponibile a noleggio su Prime Video. Sono 4.99 euro ben spesi, secondo me. O magari lo proiettano al cinema all’aperto della tua città, dai un occhio!
Un post promozionale del film, composto da immagini generate con l’intelligenza artificiale.
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Film meraviglioso, non avevo notato la cosa degli smartphone
Anche io non avevo notato l’assenza dei device forse perché troppo preso dalla storia. Mi è piaciuto molto ma ora che ho letto la tua recensione, anche di più.