Vannacci sui social non funziona, eppure
Fuori dal PED #90 | ho analizzato i canali del generale per capire come usa i social. Spoiler: male
Ciao, benvenuto/a in Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
Sabato scorso niente newsletter perché ero al Salone del libro di Torino a seguire Stefano Nazzi nella presentazione del suo nuovo libro. Tutto molto bello ed entusiasmante.
Tornando a noi, oggi parliamo del generale Vannacci e dei suoi social, e di come e perché non funzionano.
Fammi sapere poi, se vuoi, cosa ne pensi.
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Io il successo del generale Roberto Vannacci non l’ho mica ancora capito.
Difficilmente mi piace parlare di lui in quanto opinion leader. Prima ancora di non essere d’accordo con le sue idee e i suoi contenuti, non trovo degna di attenzione neanche la sua capacità oratoria.
Per quanto riguarda l’ecosistema social, però, trovo interessanti alcuni aspetti che riguardano lui e la sua percezione all’interno del dibattito pubblico italiano. Inoltre, è pur sempre un candidato alle elezioni europee che si tengono a breve.
Se ci pensi non si parla mai di Vannacci per ciò che dice sui social.
Si parla di Vannacci per ciò che dice al microfono di un giornalista o durante un evento a cui partecipa.
Le dichiarazioni riportate dalla stampa non arrivano mai dai suoi canali social perché i suoi canali social non funzionano.
Lui, sui social, non funziona così bene come può sembrare.
Certo, ora devo esplicitare cosa intendo con il verbo “funzionare”, altrimenti parliamo del nulla, ma ci arrivo subito.
Da quando il generale è diventato uno dei protagonisti del dibattito pubblico mi chiedo “come è possibile abbia questo seguito?”.
Se è vero che i social media oggi giocano un ruolo importante nella percezione di un personaggio pubblico, non sono di certo i numeri degli account di Vannacci a trainare il carro.
Roberto Vannacci ad oggi ha in totale + 23.000 follower.
I canali considerati sono una pagina Facebook e un profilo Instagram.
Per una persona che ha venduto oltre 230 mila copie del suo libro, mi sembra un’audience molto scarna.
Non solo. L’ecosistema social di Roberto Vannacci non è ordinato e non segue una ratio particolarmente innovativa tanto quanto il suo pensiero politico.
Ricapitoliamo.
Canali utilizzati:
Pagina Facebook: 5.436 Mi Piace, 9.262 follower
Canale Instagram: 14.000 follower, engagement rate 14%
Tipologia di contenuti: foto degli eventi a cui partecipa, card di invito agli eventi, card citazioni, video.
Identità visuale: il colore utilizzato per fare da contorno ai contenuti è il classico blu utilizzato per il content istituzionale e per richiamare l’italianità. Il font è quello squadrato che strizza l’occhio al ventennio e all’Art Decò.
Per quanto riguarda i video, i Reels non sono orientati all’ormai consolidato stile short form. Sono estratti video inseriti all’interno di una griglia a sfondo colore blu.
A volte i video vengono registrati ad hoc per spiegare un concetto, altri sono estratti da interviste video.
Interazioni: secondo l’analisi di DeRev su Repubblica Vannacci ha un tasso di interazione alto specialmente su Facebook.
Sentiment: secondo la stessa analisi il sentiment delle conversazioni relative a Vannacci (quindi i post degli utenti che parlano di lui) è molto negativo.
[…] fra i contenuti che lo menzionano nell’ultimo mese, il 90% hanno un sentiment negativo, mentre solo il 10% è di sostegno o ammirazione.
Vannacci ha un social media manager? Probabilmente sì. Probabilmente ha un SMM che fa quello che gli viene chiesto, né più né meno.
Si tratta di una strategia vincente nel 2024?
Al di là dei messaggi trasmessi, a fronte dei numeri (sentiment compreso) di cui sopra si tratta di una strategia social da non replicare.
20mila follower tra Facebook e Instagram con un po’ di impegno in un anno li possiamo fare tutti, se vogliamo.
In un mondo, anche solo considerando il panorama italiano, in cui 100 mila follower per un influencer sono il minimo indispensabile per essere ritenuto tale non si tratta di certo di risultati utili a farti finire su un quotidiano nazionale.
Dall’altra parte su internet, però, di Vannacci si parla ogni giorno.
Ieri per i contenuti del suo libro, che a differenza di tutto il discorso fatto finora i numeri li ha avuti, oggi per le esternazioni sui diritti civili, l’immigrazione, il ruolo della donna e molti altri temi centrali in ottica elettorale.
Se Vannacci non ha capito ancora come far funzionare i suoi social, ha capito benissimo come far funzionare a suo favore la stampa italiana attraverso dichiarazioni controverse che alimentano poi le conversazioni social.
La carta stampata e la tv, in Italia, servono ancora, e molto.
Se possiamo trarre una lezione da questo caso è che il successo di un progetto social si deve valutare in base a ciò che producono i canali proprietari e le conversazioni che avvengono intorno allo stesso progetto.
I contenuti prodotti si possono gestire al 100% perché sono nostri, i contenuti che pubblicano gli altri su di noi non possiamo controllarli, ma possiamo monitorarli e di conseguenza influenzarli.
I social di Vannacci non funzionano, ma la strategia digitale viene compensata bene dalla copertura stampa, che ha la responsabilità della diffusione dei suoi messaggi.
Sarà curioso valutare cosa diranno i risultati elettorali, che come sempre sono piuttosto imprevedibili, con o senza social fatti bene.
Per una volta, però, non è sicuramente il caso di dire che “è colpa dei social”.
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