Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #102.
Nell’ultimo periodo si sono iscritte più persone nuove del solito: grazie per la fiducia!
Mi presento velocissimamente per chi non ha ancora letto la sezione Informazioni:
mi chiamo Valentina e questa newsletter nasce per condividere ciò che imparo nel corso della mia carriera (ops) da social media manager e strategist.
A me serve a fare ordine e auto-terapia. A te (spero!) ad aggiornarti su tendenze e novità delle piattaforme social e come spazio di confronto con altri professionisti.
Oggi parliamo di social per la formazione.
In seguito trovi anche qualche spunto sulla campagna social americana: ho inserito un box per tenere un diario delle cose che succedono. Rimarrà attivo fino all’election day.
Buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Ho nel cassetto da un po’ di tempo questo messaggio ricevuto da una lettrice perché cercavo il momento giusto per soffermarmi sul tema.
Buongiorno Valentina,
leggo sempre con molto gusto e mente vivace le sue Newsletter Fuori da PED. Insegno lettere in una scuola media e cerco di tenermi al passo e aperta a capire i miei alunni anche nelle loro esperienze digitali.
[…] sarebbe interessante un suo sguardo su alcuni esempi di istituti scolastici che già lavorano in modo interessante e consapevole sulla comunicazione digitale, nei loro siti e pagine social.
La scuola italiana questa settimana ha ripreso dappertutto, quindi direi che è arrivato il momento di rispondere a Ilaria, che ringrazio per lo spunto.
Social media per le scuole: sì o no?
Prima di guardare a esempi di contenuti utili ad affrontare la gestione dei canali di una scuola o di un’università, premessa: i social media rappresentano sicuramente uno strumento per attirare nuovi studenti, migliorare l’esperienza degli stessi durante il percorso di studi o creare connessioni tra studenti e alumni.
Questo però se e solo se la gestione è estremamente curata e secondo me accompagnata anche da momenti di sensibilizzazione e confronto con studenti, genitori e insegnanti sull’uso dei social. Specialmente se parliamo di scuole medie e superiori.
Oggi preferisco concentrarmi sui contenuti per un’università o una scuola superiore.
Sia perché il tema è delicato e ricco di sfumature che perché in passato ho elaborato la strategia social di un dipartimento dell’Università di Udine quindi mi sento più ferrata ✌️
Visto che qui non vogliamo mai dare niente per scontato, come per tutte le gestioni social prima di iniziare a pubblicare bisogna avere:
Brand identity: identità visuale, missione, linguaggio e tutti gli elementi che caratterizzano la scuola/università
Team: chi fa cosa. A seconda delle necessità e delle possibilità
Canali: se dovessi partire da zero aprirei Instagram, Facebook e LinkedIn
Materiali: documenti di base da cui estrapolare i contenuti
Social media policy: linee guida e regole per interagire sui canali della scuola/università
Piano di gestione delle crisi: che si tratti di pubbliche relazioni o emergenze è importante avere un piano di azione condiviso per sapere come reagire ai problemi
Extra: prima di partire si può anche fare un sondaggio. Un questionario tra studenti, genitori e insegnanti sulle preferenze di utilizzo dei social può aiutare a comprendere le abitudini del potenziale pubblico e di conseguenza a creare contenuti che rispondano alle necessità.
Vediamo i post di alcune note università:
Non solo studenti
La prima perplessità che emerge discutendo della gestione social di una scuola/università riguarda i protagonisti di tutto: gli studenti.
Come coinvolgerli? Come convincerli? Cosa dovrebbero dire e fare?
Tutte domande lecite, ma che non devono limitarci o oscurare i molti altri temi che possiamo affrontare sui social.
Il canale Instagram di Oxford, ad esempio, mostra molto poco gli studenti:
Ceeerto. Oxford è Oxford, ha una sede incredibile, è normale che le foto siano un elemento centrale della strategia social.
Ma come sempre ti invito a guardare i “grandi” anche per agire nel piccolo.
Come dicono, think globally act locally.
Alcuni filoni di contenuti dall’Instagram di Oxford che possiamo replicare anche sui canali di una scuola di Busto Arsizio:
Spazi e territorio: dove si trova la scuola/università. Come è fatta. Cosa ha intorno. Quali sono i suoi spazi e a cosa servono.
Storia: fatti storici che riguardano la scuola, la fondazione o la persona alla quale è dedicata. Un format che non andrà mai fuori moda: ieri vs. oggi
Consigli da studenti a studenti
Proprio come succede agli open day offline i giorni di inizio anno scolastico sono perfetti per condividere i suggerimenti degli studenti più grandi ai nuovi arrivati.
Stanford lo fa via video nelle Instagram Stories, ma se abbiamo meno tempo e strumenti possiamo raccogliere le testimonianze degli alunni in forma scritta e preparare un bel carosello che le raccolga.
Ironia e meme, quanto basta
Ispezionando diversi canali di università e scuole ho trovato anche esempi di utilizzo del linguaggio memetico.
In tutti i casi che ho adocchiato questo formato viene utilizzato con parsimonia e criterio.
No a battute troppo specifiche, esagerate o fuori contesto. Bisogna essere reletable, ma senza esagerare. Come questo reel pubblicato dalla Binghamton University.
O questo simil tweet che rimanda al motto internettiamo dell’estate brat/demure.
I meme rappresentano un approccio più lanciato e consiglio di sperimentarlo con parsimonia.
Certo è che, trovata l’alchimia giusta tra ingredienti ironici e l’identità della scuola, questo tipo di linguaggio può essere utile ad attirare l’attenzione degli studenti e a rafforzare il loro rapporto con la scuola.
🇺🇸 Like, share, vote [USA 2024]
Aggiornamenti sui movimenti social della campagna elettorale USA, fino all’Election Day
Quanti voti sposta un post? Non lo possiamo sapere, ma sappiamo che il post Instagram in cui Taylor Swift dice che voterà Kamala Harris ha portato 400.000 persone a registrarsi per votare. Qui invece Francesco Costa contestualizza il post all’interno della strategia di Harris.
«La verità è che ogni persona sceglie cosa votare per un miscuglio molto personale e parzialmente insondabile di ragioni, in primo luogo culturali e personali. Questo mix comprende anche l’opinione di persone che hanno un ascendente su di noi, ognuno ha le proprie. Quindi quanto pesa un endorsement? Torna la risposta qui sopra: dipende.»Sono deliziata dalla pulizia dei post Instagram di Kamala Harris: guarda questo carosello. Poche parole, poche slide, 3 colori, tutto e solo quello che serve, niente di più niente di meno. La stessa cosa vale per gli altri formati: quote simil Twitter o quote classiche
Trump nell’ultima settimana ha pubblicato 3 post generati con l’AI dedicati al tema che è più emerso dal dibattito Harris-Trump: gli animali domestici. Francesco Oggiano ha ricostruito la storia che c’è dietro
Un post di Trump che funziona. Lo abbiamo detto più volte: Trump sui social va forte, ma i contenuti non sono sempre innovativi e in linea con le tendenze del momento. Su un recente video si sono però impegnati. Si tratta di questo reel fatto male per bene.
Il formato “Choose your fighter” è spesso utilizzato su TikTok per descrivere le caratteristiche delle persone che appartengono, ad esempio, a un team. L’audio è quello tipico delle sale giochi. Nel video vengono prima elencate delle statistiche relative all’operato di Kamala Harris, chiaramente in negativo, poi quelle che dimostrano i successi di The Donald. Veloce, chiaro e sul pezzo. Di solito non ne pubblica di simili: forse teme l’ondata della gen z post endorsement di Swift?
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Un’esegesi dei caroselli di Instagram: bellissimo pezzo di Kyle Chayka sul New Yorker
Trying to mark life moments or maintain a photographic diary in the midst of such rampant commodification is, at this point, almost an act of resistance. Yet the twenty-image dump is also supplying exactly what Instagram, as a platform, needs more of: high-engagement, high-volume content.
Kyle Chayka - The New Yorker
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✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2014 lavoro con i social soprattutto per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
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Adoro parlare di social media, di come cambiano e di come cambiamo noi con loro: se vuoi invitarmi al tuo evento/festival, scrivimi a vatonutti@gmail.com
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