Come sta la sinistra francese sui social?
Fuori dal PED #97 | analizziamo i papabili primi ministri
Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager.
Come stai? qui la versione estiva della newsletter è terminata, le mie ferie sono ancora lontane (settembre, benissimo) e userò questi mesi in cui l’Italia si ferma per lavorare dietro le quinte, per i clienti e per me.
A proposito di dietro le quinte del lavoro da freelance: mi sono resa conto che la prima metà dell’anno è andata. Diamoci, intanto, un cinque alto.
Quest’anno sono molto felice della mia organizzazione del lavoro perché a dicembre avevo preparato un excel (ormai avrai capito che sono molto fan) in cui progettare i lavori, ipotizzando le entrate e le uscite nel dettaglio.
La pianificazione è riuscita a coprire al meglio la prima metà dell’anno ma organizzare il documento è stato UTILISSIMO perché ho avuto sempre tutti i progetti sotto controllo.
Insomma, quel file mi ha fatto dormire sonni tranquilli.
Inoltre devo dire che i progetti che ho seguito in questa prima metà del 2024 mi hanno dato enorme soddisfazione: continuo a seguire il personal brand di Stefano Nazzi (a ottobre riparte il tour nei teatri e non vedo l’ora), ho supportato Willie Peyote nel lancio del nuovo disco, ho aiutato giornalisti, enti culturali e istituzionali a migliorare la propria strategia social.
Senza contare che ho avuto l’occasione di monetizzare questa newsletter e di parlare a diversi eventi.
Nella seconda metà dell’anno arriva altro. In questi giorni aggiorno quel santo file excel.
Parentesi freelance chiusa. Veniamo a noi.
Come promesso, i risultati del sondaggio sull’uso di Threads:
Quasi il 30% di voi usa Threads per i propri canali o quelli dei clienti, oltre il 70% no.
Caro 30%, come usi questa piattaforma? ora devi dirci di più (scrivi pure nei commenti), che magari può essere utile agli altri lettori.
Tema di oggi: si è votato in Francia, ha vinto la sinistra ed è iniziato il toto nomi per la carica di Primo Ministro.
Ho analizzato i candidati papabili al ruolo per capire come si sta muovendo sui social la sinistra francese.
Buona lettura, buon weekend di post programmati e alla prossima,
V.
Come sta la sinistra francese sui social?
Analizziamo i principali candidati 🇫🇷
In Francia le elezioni sembrano aver mandato il Paese in confusione: da una parte è stata fermata la cosiddetta “onda nera”, dall’altra continuano i malumori nei confronti di Emmanuel Macron e la sinistra vincitrice deve trovare un Primo Ministro che vada bene a tutti.
E come stanno i possibili primi ministri del futuro sui social? Li vediamo uno per uno tra pochissimo.
Intanto Gabriel Attal, il Primo Ministro millennial in carica da gennaio di quest’anno, è da sempre molto fan di BeReal e prima di andare a dimettersi ha postato una foto sulla piattaforma (dimissioni poi rifiutate da Macron che per il momento lo vuole ancora su per garantire maggiore stabilità).
Credo che Attal sia oggettivamente l’unico personaggio di rilievo a usare ancora BeReal per contenuti originali (=che non posta su altre piattaforme).
Attal però non potrà pubblicare Bereal da PM per sempre.
Secondo un articolo di Politico all’interno del Nuovo Fronte Popolare (il gruppo vincitore alle ultime elezioni) i principali possibili candidati sono diversi.
Jean-Luc Mélenchon
Mélenchon è la figura che in seguito ai risultati delle elezioni è emersa di più sui media, essendo a capo del partito che potrebbe ottenere più posti al parlamento, ed è il candidato più papabile secondo Politico.
La presenza social di Mélenchon è ben strutturata:
Twitter/X: 2,8 milioni
TikTok: 2,6 milioni
Instagram: 468 mila follower
Twitter/X la piattaforma principale. Con 2,8 milioni di follower X rappresenta il social dove Jean-Luc Mélenchon pubblica di più e raggiunge più persone.
Lì troviamo il racconto quotidiano delle sue attività, video, retweet. Tutto quello che JLM intende comunicare. Dallo storytelling alle informazioni di servizio (consideriamo anche che in Francia X viene utilizzato molto. 400M di utenti attivi al mese)A grande sorpresa, TikTok. Sì, nonostante l’estetica di Mélenchon non rincorra le tendenze contemporanee tra i suoi canali emerge anche TikTok.
E non con poco seguito. 2,6 milioni per un politico europeo sono parecchi, soprattutto a fronte della tipologia dei contenuti condivisi.
Sul suo canale non troviamo nessun trend o simili bensì discorsi, discorsi e ancora discorsi. Poi video interviste e interventi. Ovviamente non per intero e sottotitolati.
Diversamente dai politici italiani, Mélenchon non ha aperto il canale a ridosso della campagna elettorale. Ho scrollato per minuti per recuperare la data di avvio: 8 luglio 2020. Così si fa, JLMInstagram, uso classico. Sull’Instagram di Mélenchon c’è un potpourri di tutto: foto degli eventi, video degli interventi (ma non così tanti come su TikTok), tweet, Stories.
Un utilizzo che rientra nella media di ogni personal brand, che, anche qui, viene portato avanti con costanza.
François Ruffin
Sempre secondo Politico al secondo posto tra i papabili futuri primi ministri troviamo François Ruffin, ex giornalista e regista e leader del movimento Picardie debout.
François Ruffin utilizza gli stessi canali di Mélenchon:
Twitter/X: 472 mila follower
Instagram: 387 mila follower
TikTok: 135 mila follower
Tra le evidenze che emergono scrollando i profili:
Una timida identità visuale. Rispetto agli altri candidati Ruffin ha investito leggermente di più sulla propria identità visiva. Specialmente su Instagram si evidenzia l’utilizzo di una combinazione colori ripetuta attraverso card testuali semplici ma coerenti
Professionale ma informale. Il trascorso da reporter di François Ruffin traspare soprattutto dai video su TikTok, dove sia a livello di abbigliamento che di montaggio privilegia - a parte per gli interventi ufficiali - un racconto morbido, meno istituzionale.
Raphaël Glucksmann
Passiamo ai Socialisti francesi. Scorrendo i profili dei citati sono incappata in quelli di Raphaël Glucksmann, saggista ed eurodeputato.
Glucksmann è particolarmente interessante perché usa meno canali social dei precedenti MA funziona bene su Instagram e nonostante non abbia TikTok c’è comunque.
Instagram: 771 mila follower
Twitter/X: 321 mila follower
Glucksmann, memato su TikTok dai giovani. Raphaël Glucksmann non è su TikTok, ma se cerchiamo il suo nome in piattaforma una parte di una sua intervista tv (un commento sulle elezioni anticipate) è diventato molto popolare perché remixato, memato, voicoverato.
Gli utenti hanno trovato particolarmente incisivi 10 secondi e li hanno trasformati in una canzone country 🤠
Tra i giovani che utilizzano questo audio c’è chi ci fa un balletto e chi lo usa per incentivare il voto.
Certo, a livello tecnico è un peccato che Glucksmann non abbia un profilo TikTok perché avrebbe potuto intervenire nelle conversazioni, dimostrare di essere presente anche a questa fascia demografica e soprattutto indirizzare le conversazioni a suo favore.
Instagram, tanta grafica. Glucksmann sembra essere tra i candidati analizzati quello che privilegia di più l’uso delle card grafiche. Semplici, sfondo giallo pieno e messaggi forti che il pubblico pare apprezzare.
Tra i papabili primi ministri citati su Politico troviamo anche Laurent Berger, leader di CFDT che però non è presente sui social, e l’ex Presidente François Hollande.
François Hollande
Instagram: 171 mila follower
TikTok: 326 mila follower
Su entrambe le piattaforme Hollande fa lo stretto necessario, né particolarmente bene né particolarmente male, il giusto.
Personalmente del suo storytelling mi rimane impresso principalmente il suo cane, un Labrador nero che si porta spesso dietro anche durante le ricorrenze ufficiali.
Soprattutto a fronte della somiglianza con il mio, di cane, empatizzo perché è una cosa che effettivamente farei anche io.
Scrivo questo perché non credo ci sia molto altro da dire sulla presenza social di Hollande.
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Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist. Dal 2014 lavoro con i social soprattutto per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
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