Ciao! Sei su Fuori dal PED, la newsletter che cerca di fare ordine tra i trend social e i drammi dei social media manager. Puntata #136.
Come va? Faccaldo! Vado subito al punto.
Nelle ultime settimane avrai sentito parlare del decreto PA e dei 16.000 social media manager che serviranno nelle PA.
Ma dietro ai titoli euforici, cosa cambia davvero?
Ho letto il decreto, ti racconto cosa cambia e cosa no.
Buon weekend di post programmati e ventilatori.
Alla prossima,
V.
⚖️ La sostanza del decreto PA sui SMM
Nel comma 9 dell’art. 4 del Decreto legge 14 marzo 2025, n. 25 (convertito nella Legge 69/2025), per la prima volta una legge nazionale riconosce ufficialmente la figura del social media manager nella Pubblica Amministrazione.
In pratica:
le PA possono istituire il profilo del social media manager
lo possono fare scegliendo personale già in organico o assumendo nuove figure
L’obiettivo è migliorare la comunicazione digitale, in particolare quella social, verso cittadini e imprese.
Il SMM smette di essere una figura improvvisata e trova, finalmente, spazio nell’organigramma degli enti pubblici, con un ruolo riconosciuto e formalizzato.
Mi è capitato di essere inquadrata come “consulente informatico”, pur non avendo competenze tecniche.
Oggi la mia partita iva dice che sono una “consulente aziendale”, che può significare tutto e niente.
Se il tuo lavoro esiste solo di fatto ma per lo Stato non ha un nome, abbiamo un problema.
Anche perché parliamo di un settore che ha quasi 20 anni.
Questa norma è un segnale importante, sì. Ma da sola non basta a cambiare le cose 🤓
Vediamo nel dettaglio i passi avanti che rappresenta il decreto e le cose che invece rimangono in sospeso.
Cosa cambia per i SMM col decreto PA
1. Riconoscimento formale
Per la prima volta il social media manager viene nominato come figura professionale all’interno della PA e legittimato a svolgere le attività di comunicazione social come parte integrante del servizio pubblico.
Il social media management non è più appendice dell’URP (ufficio relazioni col pubblico) o dell’ufficio stampa, ma un canale istituzionale a tutti gli effetti.
2. Possibilità di nuove assunzioni
Il decreto dà agli enti due opzioni:
A) Individuare la figura del SMM tra il personale già in servizio
B) oppure assumerla ex novo
Non viene specificato, ma questo potrebbe portare alla nascita di un profilo specifico nei concorsi pubblici.
Se si sceglie la via interna potrebbero aprirsi opportunità di formazione mirata.
3. Compiti chiari
Il testo, seppur vagamente, stabilisce due compiti per questa figura:
elaborare la strategia social
gestire le piattaforme in linea con gli obiettivi istituzionali
Non più “fai un post su Facebook” tra una cartella stampa e un invito.
Le attività base del SMM vengono riconosciute (e questo le rende valutabili).
Chi lavora nella PA sa quanto spesso chi si occupa di comunicazione debba gestire tutto da solo: sito, eventi, social, comunicati.
Speriamo sia la volta buona per una maggiore definizione dei compiti.
Note dolenti del Decreto PA
Fino a qui tutto bene, ma ci sono alcuni aspetti che speriamo vengano considerati in futuro:
❌ Assumere un SMM non è un obbligo
La legge non impone l’inserimento della figura del SMM.
Le PA possono farlo, ma non sono tenute a farlo.
Tutto dipenderà dalla sensibilità dei dirigenti e dalla cultura interna degli enti.
Se manca volontà politica, il rischio è che non cambi nulla.
❌ Non ci sono fondi dedicati
In nessun punto del testo vengono citati budget, strumenti, inquadramento economico o formazione previsti per il SMM.
Senza investimenti il rischio è che la figura resti sulla carta o che venga affidata a personale già saturo.
Tiriamo le somme
Cambia la cornice normativa, non ancora il quadro operativo.
Il decreto è un passo avanti fondamentale per chi lavora o vuole lavorare nella comunicazione pubblica, ma rappresenta anche un riconoscimento importante per tutti gli altri SMM italiani 💎
Ora abbiamo una legge, domani (al più presto) serviranno visione, intraprendenza e qualcuno disposto a metterla in pratica.
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4 lezioni online, 10 ore totali per capire come passare dal raccontare libri per passione al promuoverli per lavoro.
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Qui il programma e le info per partecipare. Se hai domande, scrivimi!
…o in giro
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Se vuoi invitarmi a parlare si social, non vedo l’ora: scrivimi a vatonutti@gmail.com
✍️ Chi scrive Fuori dal PED
Mi chiamo Valentina Tonutti e sono una social media manager e strategist freelance. Dal 2013 lavoro specialmente per media, politica e editoria. Online e offline amo condividere e creare sinergie: Fuori dal PED nasce per questo.
Vuoi una strategia social? Ti serve qualcuno per gestire i social? Faccio io, ma prima conosciamoci.
Mi trovi, ovviamente, anche su TikTok, LinkedIn, Instagram.
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Grazie per aver messo in rilievo il fattore formazione. Io la faccio per le PA, parte il progetto (curato solitamente da chi poi fa contabilità/segreteria/varie eventuali), va bene per due anni circa, poi il baratro. Il dipendente fa presente che i social cambiano e bisogna adeguare la strategia, nessuno gli dà retta. A volte il dipendente mi richiede un ciclo di consulenze A SPESE SUE 😤
Ciao, sono io. Lavoro come SMM in una PA dal 2013 (prima del 2013 molte PA erano diffidenti nei confronti dei social che - si diceva - portano solo reclami, e io gestivo il sito web che comunque mi è rimasto sul groppone perché le mansioni si aggiungono e mai si cambiano). Oggi che è passata questa legge spererei in un riconoscimento formale e magari un piccolo bonus, ma so già che al massimo arriverà il riconoscimento formale. 🙄